Ad avvalorare la tesi del medico legale che Erik D'Arienzo quella notte del 30 agosto del 2020 sarebbe stato colpito con un attrezzo da lavoro affilato, c'è un altro elemento che aveva permesso agli investigatori dei Carabinieri di concentrare i sospetti su Fabrizio Moretto, il quarantenne amico della vittima giustiziato davanti casa con un colpo di pistola a distanza di tre mesi circa dalla morte del ventinovenne. Nelle ferite di D'Arienzo, compatibili con i colpi inferti utilizzando un'arma bianca definita atipica dallo stesso medico legale, sono state trovate tracce di materiale utilizzato nell'edilizia, a riprova del fatto che l'arnese utilizzato per ferire il giovane di Borgo San Donato fosse un comune attrezzo come quelli sfoggiati dallo stesso Pipistrello per concretizzare minacce rievocative del delitto e al tempo stesso inquietanti.
L'unico frammento che ha fornito informazioni rilevanti, tra quelli repertati sul corpo e gli abiti di Erik D'Arienzo, non ha dato risposte sul fronte genetico, ma ha comunque consentito agli investigatori di avvalorare il quadro indiziario sostenuto anche con altri elementi tutti convergenti.

Quel frammento è stato affidato all'esame del Ris, il Reparto investigazioni scientifiche dell'Arma dei Carabinieri che inizialmente era alla ricerca di tracce organiche utili a inchiodare l'autore dell'omicidio. Così descrivono l'esito delle analisi di laboratorio: «I precedenti accertamenti genetici condotti sul reperto in esame non hanno consentito di osservare e documentare dettagliatamente le caratteristiche morfologiche del frammento in origine, ma solo di determinare che trattasi di un materiale inorganico bianco costituito da carbonato di calcio e silicati. Materiali con tali caratteristiche composizionali e di colore sono molto comuni e principalmente utilizzati nell'ambito dell'edilizia per la produzione di malte e calcestruzzi».