Se in un primo momento sembrava essere solo una "protezione" quella assicurata dal potente fondano Giuseppe D'Alterio in favore dell'imprenditore ittico suo conterraneo Maurizio De Santis, il successo commerciale riscosso da quest'ultimo col passare degli anni ha alimentato il sospetto, tra gli inquirenti della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, che i loro affari possano essersi intrecciati in maniera più profonda. Lo testimonia anche e soprattutto il mutamento degli stessi rapporti ritorsivi tra il titolare della licenza di ambulante e gli altri esercenti suoi vicini di bancarella nei mercati settimanali, scenari dell'illecita concorrenza aggravata dal metodo mafioso.

Il crescendo delle minacce è documentato a partire dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Renato Pugliese e Agostino Riccardo su cui si fonda la recente attività d'indagine delegata dalla Dda romana alla Squadra Mobile di Latina che ha condotto le indagini - volte a individuare i mandati dell'iniziale azione estorsiva delegata da Giuseppe D'Alterio al clan di Armando "Lallà" Di Silvio - col supporto della Squadra Mobile di Roma e la supervisione del Servizio Centrale Operativo della Polizia. Perché se inizialmente il problema riguardava l'eccessivo abbassamento dei prezzi da parte dei concorrenti di Maurizio De Santis, quindi la necessità di livellare la concorrenza, successivamente l'imprenditore ittico ha iniziato a pretendere che gli altri venditori ambulanti di pesce lasciassero i mercati settimanali che condividevano con lui a Latina e Cisterna.

I concorrenti sgraditi sono due ambulanti di Latina e Terracina ed è in particolare quest'ultimo a ricevere le minacce più pesanti, o comunque è colui che ha sempre collaborato alle indagini della Polizia sin dall'inchiesta Alba Pontina nata per smantellare i traffici di droga e le estorsioni gestite con metodo mafioso dalla famiglia Di Silvio di Armando detto Lallà. Quando l'ambulante vittima delle estorsioni è stato chiamato nuovamente a testimoniare le vessazioni subite per capire chi avesse dato mandato ai Di Silvio di intimorirlo, ha fornito chiaramente il quadro della mutazione vissuta dal business del fondano De Santis.

Le dichiarazioni rese dal venditore terracinese sono piuttosto chiare: «Non so le ragioni effettive per il quale lui tenti di allontanarmi dal mercato, ma in più occasioni mi ha detto che me ne devo andare. Negli anni lo stesso Maurizio De Santis mi ha detto che lui è disposto a vendere il pesce sotto costo, al fine di portarmi via la clientela e pertanto di farmi chiudere nei predetti mercati settimanali, in quanto lui non ha bisogno di lavorare, lasciando intendere che ha altri introiti oltre alla vendita di prodotti ittici... Dopo la vicenda da me denunciata nel 2016 effettivamente ha ribassato i prezzi rispetto a quelli da me esposti, arrivando in più circostanze a vendere prodotti a prezzo inferiore rispetto a quello di acquisto». Eppure, fa notare la vittima: «...contrariamente a quanto avviene nei mercati di Latina e Cisterna, presso il mercato di Monticchio, dove io non sono presente, la stessa merce da lui viene venduta a prezzi molto più alti di quelli di mercato, so che è arrivato a duplicare o triplicare lo stesso prezzo. A Monticchio, Maurizio De Santis detiene infatti il monopolio, in quanto è l'unico venditore ittico e tale particolare mi lascia pensare che lo stesso voglia ottenere anche nei mercati di Latina e Cisterna...».

Dopo tutto De Santis non aveva mancato di appesantire le minacce, sostenendo di essere coperto dai D'Alterio, almeno fino agli arresti di Renato Pugliese e Agostino Riccardo.