La più importante vertenza occupazionale del settore dei servizi del 2021 si sta consumando nell'indifferenza.
Per una serie di ragioni ma molto più probabilmente perché non è stata una fabbrica, nonostante abbia mandato a casa 74 persone, in cassa integrazione a zero ore dall'inizio del mese di settembre.
Dopo aver siglato un accordo tra i mugugni, perché non c'erano alternative, entro questo mese potrebbe riprendere una trattativa rimasta sullo sfondo, ossia cercare una chance per riposizionare almeno una quota di dipendenti dentro la rete del gruppo Pam. Opzione considerata non fattibile la scorsa primavera, vale a dire nel momento in cui è stato chiaro che la crisi di vendite era tale da far chiudere il punto commerciale di Latina.
Adesso si apre un varco flebile, posto che Pam ha conservato le altre sedi nella zona del Lazio, pur avendo comunque portato ai sindacati un dossier sull'andamento delle attività pieno di problemi, dovuti alla concorrenza di marchi dello stesso segmento e all'aumento di vendite on line.

I lavoratori dopo lo scontro iniziale hanno accettato la cassa integrazione a zero ore nella speranza di essere assorbiti anche da altri marchi quando e se lo stesso punto vendita verrà rilevato da altri gruppi alimentari.
Eppure proprio quest'ultima opzione si va facendo più remota per diversi motivi. Primo fra tutti il fatto che non è ancora avvenuto il passaggio del contratto di affitto dei locali.
Il gruppo Pam ha disdetto l'affitto all'inizio dell'anno su un contratto che era vigente fino al 30 settembre.
In tal senso già da ottobre si sarebbe potuta avviare un'altra attività dello stesso settore merceologico, cosa che non è avvenuta.
E questo non fa ben sperare gli ex dipendenti di Panorama. Perché si possa davvero pervenire ad una ripresa dell'attività manca ancora un tassello, forse quello fondamentale, si tratta del valore del'effettivo impatto che la chiusura del supermercato ha avuto sul complesso dei flussi economici, del business, dell'intero centro commerciale. Posto che quella della vendita di generi alimentari è uno dei tasselli cardine in tutti i centri di questo tipo.
La verità è forse un po' diversa da quella che si è vista fino ad oggi.

La vertenza Pam è cominciata in un modo complicato e sta evolvendo anche peggio di quanto si potesse prevedere tra la fine del 2020 e i primissimi mesi di quest'anno. I lavoratori hanno accumulato bocconi amari e sconfitte. Con una vittoria, però, importante e simbolica: la condanna dell'azienda per comportamento antisindacale, verdetto emesso dal Tribunale del lavoro di Latina a febbraio come censura all'aver utilizzato altro personale mentre quello ordinario era in sciopero.
Prima di quell'episodio uno scontro di questo tipo era avvenuto poche altre volte in provincia di Latina e proprio quella sentenza fu il segno che forse si stava combattendo una battaglia un po' più ampia e diversa rispetto a quelle difficili, legittime e dolorose che ci si trova davanti quando sussiste una grave crisi di produzione. Come pure in questo caso c'è stata, prova ne era il lungo periodo di cassa integrazione, precedente peraltro persino la pandemia.