Il processo per la prima grande inchiesta per violazione del sistema informatico delle forze dell'ordine parte piano: ieri «Dirty Glass» è approdato in aula. Ad un anno esatto dagli arresti scattati su richiesta della Dda di Roma, competente per materia. Il Tribunale, anche all'esito delle decisioni su una serie di eccezioni di procedura, ha fissato per il 25 novembre prossimo l'udienza nella quale verrà conferito l'incarico per la trascrizione delle intercettazioni telefoniche, che sono una parte corposa e per molti aspetti determinante delle prove raccolte a carico degli imputati. La figura più importante attorno alla quale ruota tutto il procedimento è quella dell'imprenditore di Sonnino, Luciano Iannotta, già Presidente provinciale di Confartigianato. E' lui che ha chiesto e ottenuto informazioni riservate del sistema Sdi, ma non è questa l'accusa più pesante. Ci sono infatti una serie di altre contestazioni a vario titolo tra cui l'intestazione fittizia di bene, il tutto con il metodo mafioso. Prima dell'avvio del dibattimento il collegio di difesa aveva sollevato eccezioni sia sulla competenza del Tribunale poiché alcuni dei reati sarebbero da inserire nel ruolo del giudice monocratico, sia per quanto riguarda l'attribuzione territoriale, in quanto alcuni dei fatti che sono alla base del capo di imputazione si sono verificati a Roma. Oltre a Iannotta sono imputati il suo principale collaboratore Luigi De Gregoris, il colonnello dei carabinieri Alessandro Sessa, per un periodo in servizio a Latina, Michele Carfora Lettieri, anch'egli carabiniere, Pio Taiani, Antonio e Gennaro Festa, questi ultimi considerati i fornitori de denaro per il contestato giro di riciclaggio. L'indagine su Iannotta è nata dalla simulazione di un'estorsione e da una denuncia che poi si è rivelata falsa presentata alla fine del 2017 alla polizia di Terracina. E adesso i reati ipotizzati, a vario titolo, sono quelli di estorsione aggravata dal metodo mafioso, l'intestazione fittizia di beni (appunto), il falso e l'accesso abusivo al sistema informatico, effettuato per capire se ci fossero indagini in corso sia sugli attuali imputati che su soggetti estranei a questo procedimento, ma per i quali si ipotizzavano verifiche su una rete di spaccio di droga sempre nella zona di Terracina.