È scattato il sequestro preventivo per il terreno all'angolo tra via Zani e via Gorgolicino che una settimana fa è franato durante un nubifragio, invadendo il sottopasso della statale Pontina con un fiume di fango che aveva fatto impantanare un'automobile prima della chiusura al traffico (LEGGI QUI: Allagamenti in città, chiuso il sottopasso di via Gorgolicino). Gli accertamenti eseguiti dalla Polizia Locale per fare chiarezza sullo smottamento, hanno permesso infatti di scoprire che la frana era riconducibile a una movimentazione di terra non autorizzata, effettuata la scorsa estate durante un lavoro di bonifica del fondo agricolo.

La tempesta di martedì scorso, seppure eccezionale per la portata d'acqua venuta giù in un breve lasso di tempo, non si discostava per violenza dai temporali degli altri anni. Eppure questa volta un inatteso fiume di fango, acqua piovana mista a sabbia, aveva invaso la strada finendo nel sottopasso di via Gorgolicino intasando le griglie di scolo e la strada: sin da un primo momento era stato chiaro che qualcuno era intervenuto precedentemente, modificando la morfologia del terreno adiacente che prima di quel giorno non era mai franato in quel modo.

Un primo sopralluogo effettuato dalla Polizia Locale con i Vigili del fuoco, aveva permesso di confermare i sospetti iniziali, individuando segni sulla superficie dell'area libera all'angolo tra via Zani, via Gorgolicino e la Pontina stessa, che indicavano chiaramente la provenienza della terra spostata dalla pioggia durante lo smottamento. È scattata così l'indagine condotta dal Nucleo di Polizia edilizia della Locale che si è avvalsa della consulenza tecnica dell'Ufficio Antiabusivismo del Comune.

I successivi riscontri hanno permesso di accertare che di recente il terreno era stato sottoposto a un intervento di bonifica dalle sterpaglie, culminato con movimentazione di terra e livellamento. Peccato che il lavoro non risulta essere stato autorizzato, tantomeno sostenuto da un progetto di fattibilità ambientale: non solo la superficie è stata ricoperta con un nuovo strato di inerti, ma è stata utilizzata sabbia che non sembra essere compatibile con la natura di quell'area. Oltretutto sarebbe stata coperta una canalina di scolo che costeggiava la Pontina e serviva a impedire il deflusso dell'acqua piovana dalla carreggiata della statale verso il terreno adiacente, quindi sulla strada più in basso.

I riscontri sono culminati con la denuncia del proprietario del terreno, un imprenditore di 64 anni impegnato nel settore vivaistico, indiziato di avere realizzato opere di sbancamento e riporto di terreno senza ottenere il necessario permesso a costruire e le ulteriori autorizzazioni necessarie a superare i vincoli idrogeologico e paesaggistico.