Nessuno chiederà i danni ad Antonio Antinozzi per aver messo sotto sopra un pezzo importante del sud pontino, stretto fra estorsioni e traffico di droga. L'inchiesta della Dda che ad inizio anno ha prodotto 25 arresti, un fascicolo fiume pieno zeppo di intercettazioni, un'interdittiva antimafia e parecchio allarme sociale, è scivolata addosso ai Comuni che quella comunità rappresentano. All'udienza davanti al gip di Roma nessuna delle tre amministrazioni dei territori interessate dai fatti contestati ha presentato richiesta di costituzione di parte civile. E mentre per ventidue imputati si potrebbe «rimediare» il giorno dell'avvio del dibattimento, fissato per il 21 dicembre davanti al Tribunale di Cassino, non sarà più possibile fare alcunché nei confronti dei tre che hanno scelto il rito abbreviato, ossia Vincenzo De Martino, Agostino Di Franco e, appunto, Antonio Antinozzi, detto Trippetta. Troppo tardi per gli enti locali stare in un processo che scava nella coscienza e racconta di una serie di soprusi, violenze, ricatti gravissimi, contestati a vario titolo nell'indagine «Anni duemila», chiamata così perché replica quello che era stato già tratteggiato in «Anni 90», il primo processo per fatti di mafia avvenuti in provincia di Latina.
Cronaca
Anni 2000, nessuna richiesta di danni contro Antonio Antinozzi
Minturno - Nessun Comune del sud pontino parte civile contro il nome più pesante del procedimento Anni Duemila