A via ieri i primi interrogatori dell'operazione Marrakech Express su un giro di auto riciclate. Davanti al giudice per le indagini preliminari Giuseppe Molfese che ha emesso il provvedimento restrittivo, sono stati ascoltati Salami Nabil, Enzo Virgili ed Umberto Iacomussi che si sono avvalsi della facoltà di non rispondere e sono rimasti in silenzio. Ha risposto invece un altro indagato anche lui destinatario del provvedimento restrittivo, si tratta di Simone Miscioscia.
Nei prossimi giorni si andrà avanti con gli interrogatori per le posizioni degli altri indagati. Erano stati i pm Giuseppe Bontempo e Valerio De Luca a chiedere l'emissione di un provvedimento restrittivo al giudice, sulla scorta degli elementi raccolti dagli investigatori che avevano accertato l'esistenza di un sodalizio. Gli indagati colpiti dalla misura restrittiva sono residenti tra Latina, Anzio, Lanuvio e Aprilia e devono rispondere a vario titolo oltre che di riciclaggio anche di ricettazione, appropriazione indebita, truffa e falso. In alcuni casi gli inquirenti per alcuni episodi hanno contestato l'aggravante della transnazionalità. Al centro dell'inchiesta Salami Nabil, difeso dagli avvocati Guglielmo Raso e Pasquale Cardillo Cupo, ritenuto al vertice del sodalizio. Era lui a decidere - hanno osservato gli investigatori - le azioni e in Francia si era procurato una base per le auto che dovevano entrare nel mercato clandestino. Salami Nabil è considerato il promotore e il capo dell'organizzazione.