Il Codacons ha presentato un esposto alle Procure di Latina, Roma, Frosinone, Rieti e Viterbo per falso e truffa aggravata. Il motivo? Vuole vederci chiaro sulla raffica di certificati per malattia sul lavoro inviati all'Inps, che in pochi giorni nel Lazio sono aumentati del 26,4%. Una crescita registrata a partire dal 15 ottobre, giorno che ha rappresentato lo start dell'obbligo Green pass per tutti i dipendenti sia pubblici sia privati. L'obiettivo è quello di indagare sui lavoratori che da venerdì scorso hanno fatto ricorso alla malattia e sui medici che hanno firmato i certificati.
Nella nostra regione i certificati presentati lo scorso 15 ottobre sono stati 9.787 contro i 7.742 del venerdì precedente, con un aumento del +26,4%, mentre il 18 ottobre, con l'avvio della prima settimana lavorativa con le nuove disposizioni, il loro numero risulta pari a 19.241, con un incremento del +11,4% rispetto al lunedì precedente.
«Una crescita abnorme che fa sorgere il sospetto che nel Lazio molti lavoratori, non disponendo di Green pass e non volendo ricorrere al tampone, abbiano scelto di mettersi in malattia allo scopo di non recarsi al lavoro e non subire le sanzioni previste per i dipendenti pubblici e privati privi di certificazione sanitaria – ha spiegato il Codacons – Malattie con ogni probabilità inesistenti che producono un danno per le casse dell'Inps e potrebbero realizzare reati sia da parte dei lavoratori, sia dei medici che hanno firmato certificati falsi».
Per tale motivo il Codacons - come detto - ha presentato un esposto alle Procure della Repubblica di Latina, Roma, Frosinone, Viterbo e Rieti, in cui si chiede di aprire indagini sul territorio in merito all'escalation di certificati per malattia presentati dai lavoratori del Lazio dal 15 ottobre ad oggi, acquisendo la relativa documentazione e verificando l'operato dei medici di base, alla luce dell'art. 479 del Codice Penale che punisce «il pubblico ufficiale, che ricevendo o formando un atto nell'esercizio delle sue funzioni, attesta falsamente che un fatto è stato da lui compiuto o è avvenuto alla sua presenza, o attesta come da lui ricevute dichiarazioni a lui non rese, ovvero omette o altera dichiarazioni da lui ricevute, o comunque attesta falsamente fatti dei quali l'atto è destinato a provare la verità».