Si è rivelata piuttosto complessa e scrupolosa l'indagine denominata Marrakech Express che ha permesso alla Polizia di sgominare una delle organizzazioni più attive nel traffico di auto rubate, ma è stato anche determinante l'apporto fornito da due sodali del gruppo con base a Latina che, una volta smascherati nel corso delle investigazioni, hanno accettato di rilasciare dichiarazioni svelando una serie di particolari sul modus operandi e la gestione della struttura criminale.
Una delle "gole profonde" interrogate dai detective è un uomo che si prestava per il ruolo di autista delle vetture oggetto del riciclaggio, soprattutto suv di lusso che una volta rubate, oppure sottratte alle società di noleggio, venivano ripuliti con le "identità" di altri veicoli e quindi venduti, soprattutto nei mercati esteri delle auto usate. È proprio uno degli ex sodali a confermare che al vertice dell'organizzazione c'era l'italo marocchino di trentadue anni Nabil Salami detto Alessandro, affiancato dal fratello trentenne Acheraf detto Andrea. L'autista delle auto rubate ha iniziato a fornire dichiarazioni dopo essere stato fermato in Mauritania a bordo di un veicolo di provenienza illecita: prima di tutto agli investigatori ha confessato di essersi prestato per i traffici criminali per fronteggiare problemi economici.
L'ex sodale, che non risulta indagato in questa operazione, ha raccontato come si è sviluppata la sua collaborazione sin dalle fasi preliminari. Ovvero da quando ha ricevuto la vettura oggetto di riciclaggio direttamente da Nabil Salami, incontrato nel parcheggio di un centro commerciale di Aprilia: si trattava di una costosa Bmw M4. Oltre alle chiavi e duemila euro per le spese, il trafficante di auto gli aveva consegnato anche un atto notarile a nome suo e dell'intestatario della vettura che stabiliva la concessione in uso a lui, così da ovviare qualsiasi problema legato a un eventuale controllo. Il giorno dopo quindi si era messo in viaggio verso Gibilterra dove ha preso il traghetto diretto al porto di Tangeri in Marocco.
Una volta giunto in Africa aveva raggiunto l'aeroporto di Casablanca per incontrare un uomo che diceva di essere lo zio di Nabil, con il quale aveva poi incontrato una terza persona in compagnia della quale si era messo di nuovo in viaggio verso la Mauritania.