La struttura portante di Arpalo due è la stessa del primo troncone, quello su cui è già in corso il dibattimento davanti al Tribunale di Latina.

L'associazione
Lo si evince da quanto contestato ad uno dei principali imputati di questa seconda tranche, ossia Pierluigi Sperduti, che unitamente ad un gruppo composito di persone, era parte di un'associazione volta a «commettere più reati tributari, societari, di bancarotta, riciclaggio, trasferimento fraudolento di beni, corruzione; in particolare l'organizzazione veniva strutturata per la stabile realizzazione di frodi fiscali, attraverso la costituzione di società cooperative amministrate da prestanome per la somministrazione abusiva di manodopera, che emettevano sistematicamente fatture per operazioni inesistenti in favore di imprese di autotrasporti, talvolta tramite società interposte, successivamente rendendosi inadempienti alle obbligazioni tributarie e previdenziali, private dei libri e delle scritture contabili, svuotate del patrimonio sociale con conseguente dissesto, quindi poste in liquidazione e fatte cessare». Le società ammazzate in questo modo venivano sostituite da nuove coop con le medesime caratteristiche e via così.

Il destino dei soldi
L'evasione dei tributi produceva, ovviamente, profitti riciclati o intestati a prestanome, oppure fatti confluire nella società Latina Calcio la quale, però, a sua volta è stata fatta a pezzi e finita vittima di bancarotta. Le novità di Arpalo due sono molteplici e riguardano il definitivo chiarimento circa i ganci dell'organizzazione in Svizzera, ossia chi a Lugano gestiva il denaro in arrivo e ne consentiva il rientro sotto altre spoglie, vale a dire Augusto Bizzini e Max Spies.

Le bugie
L'altro aspetto rimasto finora sullo sfondo afferisce la storia della US Latina Calcio dopo che Pasquale Maietta fu costretto a lasciare la guida della società a causa di questa indagine ma anche di altre e del generale ciclone che travolse il Comune di Latina, di cui Maietta era un rappresentante potentissimo. Questo ulteriore tassello dell'inchiesta madre si è potuto sviluppare «grazie» ad un esposto presentato dall'uomo che tutti hanno conosciuto come il successore e il salvatore del Latina Calcio nell'era post-Maietta, ossia Benedetto Mancini. Il quale il 15 febbraio 2017, ossia appena due mesi dopo il suo arrivo nella società, presenta una querela alla Procura della Repubblica di Roma, che oggi rappresenta una delle prove allegate al fascicolo di Arpalo due. Benedetto Mancini dichiarò di essere stato ingannato dai due suoi predecessori, ossia Pasquale Maietta e Antonio Aprile, i quali adesso sono accusati di aver rappresentato falsamente a mancini «la situazione economica, patrimoniale e finanziaria della società Latina Calcio, omettendo di fornire i dati contabili veritieri».

I conti falsati
In pratica aveva evidenziato una perdita in bilancio di oltre 6,2 milioni di euro e la possibilità di ripianare tutto tramite l'utilizzo delle riserve destinate al futuro aumento di capitale. Dati falsi furono forniti anche sulla consistenza di cassa data per una somma di 125mila euro. Il danno subito (o denunciato come tale) non fu solo per Mancini ma anche per la Ies srl, società che amministrava e con la quale procedette ad acquistare quote della Us Latina Calcio. Risulta inoltre da questa ricostruzione che Maietta tra la fine del 2015 e l'inizio del 2016 si fece restituire finanziamenti con la formula dei pagamenti preferenziali per 210mila euro. Ciò, insieme alla distrazione di cassa di 125mila euro, si ritiene la base della bancarotta contestata sia a Pasquale Maietta che ad Antonio Aprile in concorso e in relazione al successivo fallimento del Latina Calcio.

Gli altri danni
Questo procedimento oltre ai soggetti soliti, ossia le società spolpate, individua come parti offese le Agenzie delle Entrate di Roma e Latina, per via del mancato incasso delle tasse dovute, e il Comando provinciale della Guardia di Finanza di Latina, ostacolato nel lavoro d'inchiesta di Arpalo uno e due dalle soffiate di alcuni suoi agenti.