Con la stessa ambizione che aveva animato la sete di vendetta del 2010, ma badando a tenere a freno la violenza, ha continuato a inseguire la supremazia nella criminalità latinense il nutrito gruppo del clan Di Silvio riconducibile ai fratelli Giuseppe detto Romolo e Carmine detto zio Sale, pur dovendo fare i conti con una serie di limiti oggettivi: i rispettivi figli maschi, gli eredi dai quali si aspettavano molto, non erano in grado di assicurare la continuità sperata, semplicemente non si sono mai dimostrati all'altezza mettendo a rischio la tenuta del clan con azioni feroci e sprovvedute. Anche e soprattutto per questo la gestione dell'associazione per delinquere necessitava del controllo continuo dei due capi famiglia sebbene fossero reclusi. Uno spaccato che emerge chiaramente attraverso le intercettazioni ambientali registrate in carcere durante i periodici incontri con i familiari.

Le apprensioni maggiori sono quelle vissute da Romolo, figura carismatica dell'intero clan, che riponeva le proprie speranze nella crescita del figlio maschio Antonio detto Patatino, ma ha dovuto dirottare le proprie ambizioni sul genero Fabio Di Stefano, marito della figlia Angelina detta Pellanera, al quale arriva al punto di dire «Dovevi tenere tutta la città in mano!». Eloquente ciò che il capo famiglia tuona al figlio il 19 agosto 2019: «A Patatino! io che te devo dire... io ci conto tanto su de te! e tu devi... non sei affidabile che te lo dico! Tu sei affidabile che vuoi fare la guerra, che vuoi tirare (sparare secondo la polizia, ndr), che vuoi fare tutte cazzate...». E poi ancora: «Ascolta! Tu devi fare quello che ti dico! Tu devi fare il ragazzo serio e basta! E quando viene qualcuno devi sapere quello che devi dire e e quello che ascolti, capito? Casa la devi tenere ordinata casa! ...Le femmine devono camminare dritte...». E quando il cognato Fabio gli contesta di averli messi in pericolo girando con loro con la pistola al seguito, Patatino non aveva voluto sentire ragioni: «aho in mezzo alla via ci devi stare come ci devi stare... con le armi!».