Il tam tam nella comunità indiana è partito nella notte quando sono iniziate a circolare le prime notizie della morte di un connazionale, ucciso durante la festa per la nascita del figlio. L'incredulità ha lasciato spazio al dolore e alla paura. Sui gruppi di WhattsApp è stato un continuo.
C'è un uomo, anche lui un indiano invitato al party, che era lì l'altra sera e ha visto quello che è successo. Conosce bene le dinamiche e gli equilibri all'interno della comunità e non ha dubbi sul fatto che si sia trattato di una spedizione pianificata nel dettaglio per uccidere e dare quasi una prova di forza. Erano preparati: avevano bastoni e pistole, volevano intimidire in questo modo, alzare il tiro e dare una lezione.
Erano almeno cinquanta, forse anche di più, le persone invitate sabato sera in via Monfalcone per un evento particolarmente atteso dove nulla era stato lasciato al caso. In un piccolo cortile erano stati allestiti i tavoli con le sedie, c'era la zona con le bibite, la pizza e tutto il resto. Nessuno pensava al peggio e ad un epilogo così crudele e drammatico.
«C'erano soltanto adulti, non c'erano bambini. No, nessuno era ubriaco, sì qualcuno aveva bevuto ma per festeggiare e senza esagerare, come si fa in questi casi. Alcune persone ad una certa ora sono andate via, eravamo rimasti in pochi, non tantissimi e subito dopo sono arrivati quelli che hanno ucciso Singh, avevano dei bastoni, erano a volto coperto e hanno iniziato a picchiare e ad aggredire chiunque. Io sono scappato per la paura e sono andato via, non si capiva più niente, sono fuggito verso le campagne. Avevano anche le pistole».
Dentro la piccola casa dove viveva la vittima sembra che sia passato un uragano. Il portoncino di alluminio non ha più i vetri, il pavimento è macchiato di sangue, gli schizzi sono finiti anche sulle pareti mentre sulle porte restano i segni della violenza e di una notte folle. «Ho visto di tutto, un uomo si è lanciato anche dal terrazzino. Sì erano indiani quelli che sono arrivati e questa era una spedizione punitiva», spiega l'uomo presente alla festa che vive in Italia da molti anni ed è perfettamente integrato insieme a tutta la famiglia. Qualche anno fa anche lui era stato picchiato nel corso di una aggressione. L'ipotesi è che gli autori possano essere anche gli stessi di un altro episodio di qualche tempo fa. «Oggi hanno ammazzato una persona in questo modo e domani cosa può succedere?» domanda l'uomo.