Anche quella volta era fine ottobre. Due anni fa esatti. La notizia non trovò moltissimo spazio: un' aggressione nei confronti di uno straniero a Borgo Bainsizza. In tre erano a bordo di un'auto, si erano fermati, erano scesi e avevano picchiato un uomo. Più che un regolamento di conti era stato un messaggio chiaro indirizzato alla vittima e alla comunità.

Della serie «Chi sbaglia paga». Era stata anche quella una spedizione punitiva, meno eclatante ma che potrebbe avere un legame con quello che è successo sabato sera nel casolare di via Monfalcone. La vittima del pestaggio era stata portata in ospedale, si era salvata, aveva riportato ferite fisiche e anche psicologiche per un episodio dietro al quale c'era una storia di violenza e ricatti e soprattutto di potere. Non c'erano stati sviluppi concreti ma il pestaggio, anche in quel caso ad opera di una banda organizzata, era stato allarmante nella nutrita comunità di stranieri che gravita nel triangolo tra Borgo Montello, Borgo Baisinzza e Borgo Santa Maria.

Ne sa qualcosa un uomo che sabato sera era presente alla festa, che è stato accanto a Singh Jasser e poi è scappato. E' stata la sua salvezza. Anche lui è stato picchiato in passato da gente che non scherza. Dietro all'agguato che non gli aveva comunque tolto la forza di denunciare, c'erano dei ricatti e delle violenze di natura psicologica. In una parola: controllo. «Abbiamo presentato diverse denunce per questi episodi che in passato sono avvenuti qui da noi - ha raccontato l'uomo - io sono stato picchiato, mi hanno ferito alle gambe, ero insieme ai miei figli, è gente che non ha scrupoli e infatti mi hanno massacrato di botte. Cosa dobbiamo ancora fare oltre che segnalare?». La comunità indiana è molto unita, alla festa c'erano anche persone di altre nazionalità che comunque si sono integrate bene. «La festa era l'occasione per stare insieme ad altre persone e invece si è trasformata in una tragedia senza fine e che ci segna», ha aggiunto un'altra persona di origine indiana che vive tra Montello e Bainsizza. La strada che seguono gli investigatori sembra essere quella di voler imporre con la forza una serie di regole, insomma comandare ma sottotraccia, senza destare troppo nell'occhio spaziando su più fronti.