Una vendetta pianificata per punire un gruppo di connazionali che non volevano piegarsi al potere di una fazione emergente all'interno della comunità indiana trapiantata tra Borgo Bainsizza e Borgo Montello. È questo il movente che ormai ha preso corpo nell'indagine sulla spedizione punitiva di domenica notte costata la vita a un bracciante di 29 anni, Jaseer Singh, ovvero i motivi che hanno spinto chi ha pianificato l'agguato, secondo le indagini di polizia Jiwan Singh di 38 anni, finito in carcere in stato di fermo, a presentarsi al culmine della festa insieme a uno stuolo di fedelissimi con l'obiettivo di compiere un gesto esemplare. Ed è proprio attorno al ruolo e agli interessi di Jiwan, gestore di un negozio di alimentari, che ruotano gli approfondimenti investigativi sull'intera vicenda: la scintilla che avrebbe fatto scattare la ferocia di quella notte sarebbe una questione di poco conto, interpretata però come una mancanza di rispetto che il capo comunità non poteva lasciare impunita per mantenere ben salta la leadership.
Il rintraccio di uno dei principali fautori del commando, se non il capo appunto, è stato il frutto di una proficua attività congiunta di Squadra Volante e Squadra Mobile della Questura, con i poliziotti dell'Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico che, la notte stessa dell'agguato, hanno passato al setaccio gli ospedali del circondario per identificare tutti i feriti e stabilire i ruoli di ciascuno di loro, alla ricerca proprio dei picchiatori. Ed è al pronto soccorso di Velletri che gli agenti hanno trovato due persone sospette, piantonate prima che avessero il tempo di svanire nel nulla, in procinto di essere dimesse. Uno dei due era proprio Jiwan, che si era fatto accompagnare in ospedale con una frattura a un braccio.
Le testimonianze raccolte dai poliziotti non hanno fatto altro che confermare i sospetti iniziali, indicando il commerciante di 38 anni come colui che capeggiava il commando entrato in azione nel casolare di strada Monfalcone vicino Borgo Montello, indicato anche come fautore di spedizioni punitive che in passato si sono consumate con la stessa ferocia e le medesime finalità. Ovvero per punire chi non accettava di sottostare alle regole e alle gerarchie interne alla comunità indiana locale.
A innescare la reazione violenta della fazione capeggiata da Jiwan Singh sarebbe stata proprio l'organizzazione della festa voluta dalla vittima in onore del figlio nato in India, ma da leggere nel quadro di un braccio di ferro interno alla comunità dei braccianti proprio per l'affermazione del sodalizio emergente. Cioè il ventinovenne Jaseer Singh e gli altri legati alla sua famiglia a quanto pare non accettavano di sottostare a certe regole e visti come sovversivi da chi esercita il controllo sugli indiani di Borgo Bainsizza: la goccia che ha fatto traboccare il vaso, sarebbe stata la scelta della vittima di acquistare tutto l'occorrente per la festa in un negozio di alimentari della zona, diverso da quello gestito da Jiwan che a quanto pare pretende di detenere il monopolio sui connazionali. Un affronto agli occhi di quest'ultimo.