Tra le pieghe dell'operazione "Ottobre Rosso" emerge un Gianluca Tuma meno prudente rispetto al personaggio tratteggiato qualche anno prima con l'inchiesta "Don't touch", quando limitava allo stretto necessario le conversazioni telefoniche e c'era persino chi era costretto a contattare i suoi congiunti per parlare direttamente con lui. Probabilmente si considerava al riparo dalle attenzioni degli investigatori dopo avere pagato il conto con la giustizia per gli ultimi procedimenti, fatto sta che sono risultate fondamentali proprio le intercettazioni delle sue conversazioni con i fidati collaboratori, sia ambientali che telefoniche, per fornire i riscontri sul suo coinvolgimento nella gestione delle attività commerciali attraverso i prestanome.
Indagando per appurare la fondatezza della denuncia per tentata estorsione, formalizzata dall'uomo che si era prestato per fare un favore a Gianluca Tuma e si era ritrovato a ricevere le minacce per restituire soldi che non aveva incassato, gli investigatori della Squadra Mobile si erano ritrovati ben presto a riscontrare l'incalzante impegno nella gestione delle imprese commerciali. Insomma, è crollato il mito di Gianluca Tuma che non utilizzava mai il telefono cellulare e ciò ha aiutato, non poco, il lavoro di ricostruzione della Polizia su cui si basa il quadro indiziario a sostegno dell'ordinanza di custodia cautelare.
Nel corso dell'indagine emerge chiaramente come Tuma fosse coinvolto nella gestione vera e propria degli esercizi commerciali Le Streghe, a partire da quello principale di via Aprilia a Latina, ma anche nelle questioni attinenti gli assetti societari, elementi necessari per considerarlo il reale gestore di quello che stava trasformando in un network di locali. Riscontri ottenuti persino documentando, in più di una circostanza, la sua presenza all'interno delle paninoteche si con appostamenti che attraverso le telecamere posizionate dagli investigatori proprio nel corso delle indagini.