Ricorso al Riesame per alcuni degli indagati dell'operazione Scarface condotta dalla Squadra Mobile dove gli inquirenti contestano al clan Di Silvio l'aggravante del metodo mafioso. Dopo che nei giorni scorsi si sono conclusi gli interrogatori di garanzia per i 33 indagati, sottoposti alle misure restrittive del carcere e degli arresti domiciliari, sono stati presentati i primi ricorsi. A margine delle audizioni davanti al gip si erano avvalsi della facoltà di non rispondere ed erano rimasti in silenzio davanti alle contestazioni del magistrato. Le indagini dei pubblici ministeri Luigia Spinelli e Corrado Fasanelli, erano scattate a seguito di un' aggressione avvenuta a piazza Moro a Latina due anni fa; dagli accertamenti gli investigatori avevano ricostruito nel dettaglio le modalità con cui il clan Di Silvio, capeggiato da Giuseppe Romolo, condannato per l'omicidio di Fabio Buonamano, anche dal carcere ha tentato di dare ordini e imporsi con la forza dell'intimidazione. Nel provvedimento il giudice Rosalba Liso aveva messo in rilievo che sussistono le esigenze cautelari perchè gli indagati «anche mediante complici ancora non identificati possono contrastare le indagini inquinandole mediante condotte di subordinazione, intimidendo le persone informate sui fatti già sentite o che dovranno essere sentite alla luce delle intercettazioni». I primi ricorsi saranno discussi il 9 novembre, ad impugnare la misura restrittiva Marco Ciarelli e poi Stefano Slimani. Non è escluso che anche altri indagati possano presentare ricorso. Le accuse contestate a vario titolo sono quelle di associazione per delinquere con l'aggravante del metodo mafioso e poi anche diverse estorsioni commesse dai componenti del clan Di Silvio, tra cui alcune ai danni di diversi ristoranti oltre che di Latina anche di Anzio. Anche in questa inchiesta - come in altre - tra cui la prima tranche di Alba pontina con la sentenza diventata definitiva - le dichiarazioni rilasciate dai collaboratori di giustizia hanno avuto un peso specifico rilevante.