E' stata fissata per il 17 dicembre l'udienza davanti ai giudici della Corte di Cassazione per l'inchiesta sul voto di scambio che aveva portato agli arresti domiciliari l'imprenditore pontino Raffaele Del Prete.

Erano stati i giudici del Tribunale del Riesame di Roma a respingere il ricorso presentato avverso l'ordinanza di custodia cautelare emessa lo scorso luglio dal gip di Roma su richiesta del pm Luigia Spinelli.

Gli avvocati difensori Dino Lucchetti e Michele Scognamiglio, che assistono Del Prete, hanno impugnato il rigetto e in aula si andrà tra poco più di un mese. Le accuse contestate si poggiano sulle dichiarazioni rilasciate dai collaboratori di giustizia Renato Pugliese e Agostino Riccardo, ex appartenenti al clan Di Silvio, e anche su altri riscontri raccolti dagli investigatori della Squadra Mobile e dei carabinieri del Comando Provinciale di Latina che erano riusciti a ricostruire e riscrivere in un secondo momento cosa era accaduto in occasione delle elezioni comunali di Latina che risalgono al giugno del 2016. L'indagine è scattata a seguito delle rivelazioni dei pentiti relativa alla compravendita di voti e a luglio sono state eseguite le misure restrittive; a seguito del deposito delle motivazioni del diniego del Riesame la difesa dell'imprenditore ha presentato il ricorso davanti la Suprema Corte.

Il nodo nevralgico dell'indagine ruota attorno alle dichiarazioni dei pentiti, considerate dalle difese inattendibili e anche contraddittorie. Una prospettazione ben diversa e lontana da quella della pubblica accusa e dal Riesame che ha accolto invece pienamente il teorema dei magistrati dell'Antimafia secondo i quali cinque anni fa l'imprenditore acquistò un pacchetto di voti con la complicità del collaboratore politico della lista Noi Con Salvini, per garantire 200 voti a favore del candidato Matteo Adinolfi e gestire in questo modo le affissioni dei manifesti elettorali. Le rivelazioni sono state confermate anche nelle pieghe dell'inchiesta Touchdown, dove Del Prete ha patteggiato mentre per altri imputati il processo è ancora in corso. Nell'inchiesta era stato coinvolto anche Emanuele Forzan, difeso dagli avvocati Pietro Parente e Kristalia Papaevangeliu.

Anche Forzan era finito ai domiciliari nel corso dell'inchiesta e ha ottenuto una misura meno afflittiva e il beneficio di andare al lavoro. In sede di interrogatorio di garanzia davanti al giudice Bernardette Nicotra, Del Prete aveva respinto le accuse sottolineando di non aver mai comprato voti e di non conoscere Armando Lallà Di Silvio, condannato in primo grado nel corso del processo Alba pontina alla pena di 24 anni di reclusione. Adesso è stata fissata la data per la discussione davanti ai giudici della Corte di Cassazione.