Salvaguardare l'incolumità delle persone offese. E' uno dei passaggi cruciali dell'ordinanza del gip Pierpaolo Bortone che fa capire chiaramente la pericolosità sociale dei componenti della gang indiana che ha seminato il panico tra Aprilia e Latina. Quando il magistrato ricostruisce le modalità delle aggressioni aggiunge un elemento di primo piano: la spiccata spregiudicatezza e una significativa pericolosità sociale. «Hanno agito con forte determinazione criminale e ci si trova di fronte ad un comportamento seriale» è la conclusione a cui è arrivato il gip quando ha tirato le somme dell'inchiesta dei Carabinieri e ha firmato i provvedimenti restrittivi, accogliendo la prospettazione del pubblico ministero Daria Monsurrò.

Anche nelle carte dell'ultima inchiesta spicca il ruolo di Singh Jiwan, indiano di 38 anni, in prima fila nella spedizione punitiva di Borgo Montello, mente e braccio armato delle aggressioni. E' l'uomo che in quella folle notte a Borgo Montello in via Monfalcone dà gli ordini ai suoi uomini che poi gli chiedono: «Chi dobbiamo ammazzare ora?».
Nel corso dell'inchiesta è emerso che gli indagati hanno più volte cercato di sviare le indagini con condotte violente per intimidire e far desistere le vittime a presentare delle denunce. Il movente dell'aggressione al Parco degli Alpini ad Aprilia, da cui poi sono scattate le indagini, è riconducibile alla volontà di Jwan di imporsi sugli altri connazionali e avere in questo modo un predominio totale nella comunità indiana.
Le minacce pesanti in un caso sono arrivate con una telefonata ad un connazionale perchè non doveva deporre davanti ai Carabinieri e quindi non doveva fornire particolari e informazioni sul pestaggio del 23 maggio di Aprilia. Le indagini dei Carabinieri del Reparto Territoriale di Aprilia, diretti dal tenente colonnello Paolo Guida, proseguono per fare luce anche su altri episodi ritenuti allarmanti e che presentano analogie con gli altri che sono stati contestati nel provvedimento.