Sono stati rimessi in libertà nei giorni scorsi i due indiani di 20 anni arrestati dalla Polizia il 22 ottobre scorso con le pesanti accuse di violenza sessuale di gruppo ai danni di una coetanea che poi sarebbe stata ricattata con un video della violenza. A uno solo di loro è contestata anche tentata estorsione e uno è indagato pure per possesso di materiale pedopornografico.
Il provvedimento di scarcerazione, a quanto pare, è scattato per la perdita di efficacia della misura cautelare, dovuta all'incompetenza funzionale del gip relativamente a uno dei reati contestati. Il fascicolo era stato inviato, per questo, al tribunale competente, a Roma, per la richiesta di un nuovo provvedimento di convalida che, però, trascorsi 20 giorni, non è arrivato. Un cortocircuito procedurale che ha determinato la perdita di efficacia dell'ordinanza di misura cautelare adottata dal gip del tribunale di Latina.
S.P. e K.H, erano stati rintracciati dopo una lunga indagine condotta dal commissariato di Terracina e coordinata dalla procura di Latina, uno in Veneto, l'altro a Fondi. L'operazione, condotta dalla squadra Anticrimine agli ordini del vicequestore Irene Di Emidio, era scattata all'indomani del giorno in cui la ragazza venne soccorsa in casa per aver ingerito delle sostanze chimiche, forse dei detersivi. Un tentato suicidio. Di lì era partito il racconto della giovane donna: dal giorno della presunta violenza in casa, al momento del riconoscimento di uno dei due giovani per strada che l'aveva spinta a reagire, fino all'inizio della minaccia, da parte di uno degli indagati, di divulgare un video che riproduceva i momenti della violenza. Tutti atti acquisiti dagli investigatori. Uno dei due arrestati, ascoltato dal gip e difeso dall'avvocato Maurizio Forte, ha sempre negato tutto, escludendo qualsiasi coinvolgimento e sostenendo di non avere mai visto né conosciuto la donna. Un altro, rappresentato nell'interrogatorio dall'avvocato Valentina Quattrociocchi, si era avvalso invece della facoltà di non rispondere davanti al giudice. La polizia, dopo l'esecuzione delle due misure cautelari, ha continuato a indagare ipotizzando il coinvolgimento di un terzo giovane.