Non è servito soltanto trovare e sequestrare il telefono cellulare introdotto illecitamente nella sua cella, perché gli investigatori di Carabinieri e Polizia Penitenziaria hanno potuto ascoltare direttamente dalla voce di Renato Barbieri, 55 anni, all'epoca dei fatti recluso, le direttive che impartiva ai familiari all'esterno del carcere per intascare i proventi dell'estorsione consumata ai danni di un altro detenuto, reato per il quale è stato arrestato e trasferito nuovamente dietro le sbarre, mercoledì, in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare che ha fatto scattare anche i domiciliari per la sorella Roberta, sua complice e destinataria delle telefonate clandestine dall'interno della Casa Circondariale di via Aspromonte.
Probabilmente i detective non si aspettavano di ascoltare in tempo reale la voce di Barbieri che scambiava brevi, ma incisive comunicazioni con i parenti da lui delegati al recupero dei soldi estorti dai familiari del suo compagno di cella vittima di ritorsione.
È successo perché nel frattempo, raccolta la denuncia presentata dai familiari della vittima dell'estorsione, gli investigatori avevano iniziato a monitorare la cerchia di persone vicine a al detenuto sospettato di avere chiesto denaro con violenza fisica e intimidazioni.
Insomma, i congiunti di Barbieri erano intercettati, la scorsa estate, quando hanno ricevuto le telefonate dall'interno del carcere.