I giudici del Tribunale del Riesame di Roma si sono pronunciati sui ricorsi degli altri indagati che avevano impugnato la misura restrittiva dell'operazione Scarface e che ha portato a 33 arresti. L'ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip del Tribunale di Roma Rosalba Liso, è stata riformata, restano i gravi indizi e l'impianto accusatorio è integro, ma sono cambiate le esigenze cautelari per altri invece l'ordinanza è rimasta integra.


Ha lasciato il carcere di Sulmona Angelo Crociara, difeso dall'avvocato Marco Rossi, nei confronti dell'uomo il Riesame ha concesso gli obblighi di polizia giudiziaria. Anche per lui era stata contestata l'aggravante delle modalità mafiose. Ha lasciato il carcere di Sulmona Mirko Lolli, assistito dall'avvocato Mauro Falsetti che aveva impugnato la misura restrittiva puntando sia sulle esigenze cautelari che sui gravi indizi di colpevolezza. Ha ottenuto gli arresti domiciliari ed è stato scarcerato Domenico Renzi, difeso dall'avvocato Adriana Anzeloni. L'uomo doveva rispondere del reato di tentata estorsione relativa ad un debito di droga; anche nei suoi confronti i pm Luigia Spinelli e Corrado Fasanelli avevano contestato l'aggravante del metodo mafioso. E' in completa libertà, senza alcun vincolo e senza alcun obbligo di firma (come invece riportato nell'edizione di ieri) Stefano Slimani, difeso dall'avvocato Giancarlo Vitelli. L'uomo è stato rimesso in libertà dal giudice per le indagini preliminari che aveva emesso il provvedimento a seguito di un interrogatorio. Confermate infine le esigenze cautelari per Romualdo Montagnola, difeso dall'avvocato Gianmarco Conca e che aveva impugnato anche lui il provvedimento restrittivo. Una volta che saranno depositate le motivazioni il quadro giudiziario sarà ancora più chiaro e nitido.


Se da un lato sono cambiate le esigenze cautelari, dall'altro ha tenuto l'impianto accusatorio. L'inchiesta della Squadra Mobile ha contato anche sulle dichiarazioni rilasciate da quattro collaboratori di giustizia che hanno permesso - insieme a riscontri di altra natura tra cui intercettazioni telefoniche e ambientali in carcere - di ricostruire le modalità con cui avvenivano le estorsioni di alcuni componenti della famiglia Di Silvio ai danni di diversi commercianti. Nel provvedimento eseguito lo scorso 26 ottobre, il gip ha messo in rilievo che: «Sono diversi gli episodi nei quali gli appartenenti al clan Di Silvio rimarcano il loro potere sul territorio facendo riferimento al controllo di intere zone della città, in particolare - come ha osservato lo stesso magistrato - il quartiere dei pub la zona di piazza del Quadrato sia con riguardo al settore dello spaccio di sostanze stupefacenti che per quanto riguarda le attività estorsive. I Di Silvio - ha aggiunto il magistrato - presidiano militarmente alcune parti della città tanto che alcune persone sentite a sommarie informazioni hanno affermato di non frequentare più tali zone per evitare di incontrarli e subire vessazioni».