A distanza di 9 mesi dai tafferugli della serata di martedì grasso del 16 febbraio scorso, quando a Formia il giovane Romeo Bondanese perse la vita, sono state chiuse le indagini. Il quadro indiziario ormai parrebbe essere completo. A conferma di ciò, proprio ieri infatti il pubblico ministero della Procura per i minorenni di Roma, Maria Perna, ha notificato gli avvisi e si prepara a chiedere il giudizio nei confronti dei 5 indagati, tutti minorenni. A rischiare il processo, oltre al presunto omicida, C.B. che dovrà appunto rispondere per omicidio preterintenzionale con l'aggravante di aver commesso il fatto per futili motivi utilizzando un coltello idoneo all'offesa della persona, anche gli altri 4 partecipanti alla colluttazione, che dovranno rispondere per il reato di rissa. Tra gli indagati, anche un ragazzo di Formia, cugino della vittima O.V., già raggiunto per altro nei mesi scorsi, da un provvedimento per Daspo.
Solo pochi giorni fa infatti, gli avvocati del minorenne formiano, Vincenzo Macari e Marcello Cardi, successivamente alla decisione del questore di Latina Michele Spina di estendere il provvedimento anche al giovane parente della vittima, avevano presentato ricorso al Tar specificando che nel Daspo non era stato indicato, così come per legge, quali sono i locali di Formia che il ragazzo non può frequentare e chiedendo, pertanto, l'annullamento del provvedimento. Un'istanza che il giudice amministrativo ha ritenuto di rigettare. Per gli stessi legali e la famiglia, la decisione di estendere il "Daspo Willy" al cugino di Romeo, l'unico del gruppo di Formia, ha inciso profondamente penalizzando di fatto il ragazzo. Per sei mesi dall'emissione del provvedimento infatti, il giovane non potrà frequentare alcun locale della città, mentre gli altri 5 risiedendo a Casapulla, non hanno subito nessuna conseguenza della limitazione. La dinamica dunque, per gli inquirenti e la dottoressa Perna è ormai accertata: tutto nacque da un banale litigio tra Bondanese ed il 17enne di Casapulla.