«Ho visto due persone in lontananza ma non saprei riconoscerle, non avevano il piccone». E' questo un frammento di una testimonianza ieri nel processo per la morte di Erik D'Arienzo, aggredito nell'agosto del 2020 sulla Pontina e poi morto in ospedale a seguito delle gravissime ferite riportate. Sul banco degli imputati c'è Andrea Tarozzi, accusato di simulazione di reato e favoreggiamento personale. Secondo quanto ipotizzato il 32enne di Bella Farnia, è accusato di aver riferito ai Carabinieri circostanze false sull'aggressione a Erik e cioè che era stato investito da un'auto sul ciglio della Pontina e che poi la vettura era scappata. Ieri sono stati ascoltati davanti al giudice monocratico Elena Nadile e ai pm Martina Taglione e Claudio De Lazzaro sette testimoni: dai carabinieri che erano intervenuti per primi sulla scena del crimine, ai soccorritori di una ambulanza del 118 fino ad una persona che aveva visto in un orario compatibile con l'omicidio, due persone che erano a margine della strada Pontina. Le ha viste in lontananza da una notevole distanza ed era molto buio. In Tribunale hanno deposto due uomini dell'Arma che erano subito arrivati sul luogo della segnalazione e hanno raccontato che accanto a Erik c'era anche Fabrizio Moretto detto Pipistrello.