E c'è un altro ricorso elettorale, stavolta proveniente da un candidato della lista «Per Latina 2032» che faceva parte della coalizione che ha sostenuto Damiano Coletta.

A depositarlo al Tar è stato l'avvocato Simona Giansanti per conto di Antimo Di Biasio, candidato al Consiglio comunale risultato terzo per voti ottenuti nella lista di appartenenza, alle spalle di Massimiliano Colazingari e Simona Lepori, entrambi eletti.

Quando Simona Lepori ha aderito alla richiesta del sindaco di tornare a fare l'assessore e ha dunque implicitamente rinunciato alla carica di Consigliere, Antimo Di Biasio si è presentato in Comune per chiedere candidamente se c'erano incombenze da assolvere per la surroga della decaduta Lepori, si è sentito rispondere che non avrebbe dovuto fare nulla perché non sarebbe stato lui a prendere il posto della Lepori, ma un altro, e cioè Nazareno Ranaldi.

«Ma come - ha obiettato Di Biasio - Sul sito ufficiale del Comune mi vengono attribuiti correttamente 246 voti contro i 242 di Ranaldi. Cosa è cambiato?» La risposta sarebbe stata che quella non era la schermata giusta e che il risultato ufficiale è quello che risulta dal verbale dell'ufficio elettorale centrale, dal quale emerge che Di Biasio avrebbe ottenuto 237 voti, 9 in meno rispetto alla somma aritmetica di tutti i voti espressi in suo favore nelle 116 sezioni di Latina. E dunque 5 in meno rispetto ai 242 voti di Ranaldi.

«Non ci potevo credere - spiega adesso Antimo Di Biasio - il verbale della commissione centrale elettorale è stato chiuso il 21 ottobre scorso, ma nessuno mi ha comunicato nulla. Anzi, sul sito ufficiale del Comune i dati sono rimasti quelli pubblicati all'indomani del voto del 3 e 4 ottobre. Certo, prima o poi sarei venuto a saperlo, ma se non avessi pensato di andare in comune all'indomani della decadenza della Lepori dalla carica di Consigliere comunale, avvenuta il 17 novembre, non avrei avuto il tempo di presentare il ricorso nei termini di legge, cioè entro i 30 giorni successivi alla chiusura del verbale della commissione elettorale».

Un fatto abbastanza grave, che vale una seria riflessione sugli accadimenti che hanno accompagnato quest'ultima tornata elettorale nel capoluogo. Il ricorso di Antimo Di Biasio è abbastanza elementare, anzi fin troppo: messe in fila una dopo l'altra le tabelle riassuntive del voto relativo alla Lista n.10 «Per Latina 2032» in ciascuna delle 116 sezioni di Latina, viene fuori che i voti assegnati allo stesso Di Biasio sono complessivamente 246. Come ha fatto la commissione elettorale in sede di verifica a «dimenticare» 9 voti di preferenza? Le sezioni nelle quali sarebbe stata fatta «la cresta» sulle preferenze di Antimo Di Biasio sono la numero 7, la 38, la 41, la 103. E qualcosa da ridire ci sarebbe anche sulle sezioni numero 5, la 74 e la 75.

Per i giudici del Tribunale amministrativo di Latina, verificare l'attendibilità di quanto propone Di Biasio nel suo ricorso dovrebbe essere una passeggiata.

Meno agevole è invece mandare giù serenamente un caso come questo, dagli aspetti fin troppo opachi.

E se è vero che a far di conto ci si può sbagliare, è anche vero che gli errori presunti commessi in danno di Antimo Di Biasio in sette diverse sezioni, sommati agli svarioni denunciati con un altro ricorso su altre 33 sezioni elettorali, costituiscono uno scenario sudamericano al quale Latina non era abituata. Perché tanta roba tutta insieme non si era vista nemmeno al tempo di «quelli di prima».