Il Tar ha fissato per la data del 9 febbraio 2022 l'udienza per l'esame del ricorso elettorale presentato dall'avvocato Tony De Simone a nome di due candidati consiglieri non eletti alle amministrative di Latina e di un elettore.
I tre ricorrenti lamentano una serie di vizi gravi nelle operazioni di scrutinio del voto del 3 e 4 ottobre scorsi, avendo rilevato in almeno trenta sezioni elettorali la mancata corrispondenza tra il numero di schede vidimate, quelle non vidimate e il numero dei voti espressi in ciascuna di quelle sezioni. Si tratta di una circostanza che laddove confermata comproverebbe nel migliore dei casi la presenza di un'abnorme serie di errori nel conteggio delle preferenze, tale da falsare il risultato della competizione elettorale.
Vinte al ballottaggio con largo margine da Damiano Coletta, che è stato quindi eletto sindaco di Latina, al primo turno le elezioni avevano portato ad un risultato molto diverso: Damiano Coletta aveva di poco superato il 35% dei consensi, mentre Vincenzo Zaccheo aveva sfiorato il 49%. Sarebbero stati necessari all'incirca ulteriori 800 voti per consentire al candidato sindaco della coalizione di centrodestra di farcela al primo turno.

Ed è proprio la circostanza della mancata corrispondenza tra il numero di schede e il numero di elettori e di votanti ad aver indotto i ricorrenti a sostenere nel ricorso che «il risultato del primo turno è inficiato da un significativo numero di voti illegittimamente assegnati e di schede elettorali illegittimamente rendicontate nei verbali delle sezioni elettorali». Cosa si intende per «significativo numero di voti illegittimamente assegnati»?

In venti delle 33 sezioni elettorali nelle quali i ricorrenti avrebbero individuato macroscopiche inesattezze nelle operazioni di conteggio finale, il numero di schede irreperibili ammonterebbe addirittura a 2.303. E se non è detto che su quelle schede vi fossero preferenze per l'uno o l'altro candidato, né che in quelle 2.303 schede mancanti all'appello vi fossero gli ottocento voti necessari per l'affermazione di Zaccheo al primo turno, certo è che quell'ammanco di schede così considerevole, qualora venisse confermato, è sufficiente per poter sostenere che il risultato delle elezioni sia irrimediabilmente viziato.

Altrettanto preoccupante il contenuto dell'altro ricorso presentato da Antimo Di Biasio, candidato in una delle liste che sostenevano Coletta: dai verbali delle 116 sezioni elettorali di Latina risulta che Di Biasio abbia ottenuto 246 voti, dato confermato sul sito ufficiale del Comune di Latina, che poneva Antimo Di Biasio in terza posizione per voti ottenuti nella lista «Per Latina 2032». Quando la compagna di lista Simona Lepori, seconda per preferenze nella stessa compagine, aveva optato per l'incarico di assessore vedendo così decaduto il suo ruolo di consigliere comunale, Di Biasio aveva creduto di dover prendere il suo posto in Consiglio, ma inaspettatamente e a sua insaputa per il Comune di Latina i voti ottenuti da Di Biasio non sono 246 ma 237, nove in meno. Quanto basta perché il seggio della Lepori finisca ad un altro candidato che aveva ottenuto 242 voti. Se i verbali controfirmati di ciascuna sezione elettorale diranno che effettivamente Antimo Di Biasio ha ottenuto 246 voti, qualcuno dovrà spiegare che fine hanno fatto i nove voti che lo tengono fuori dal Consiglio comunale. Anche l'esame di quest oricorso è stato fissato per il 9 febbraio prossimo, e così tutti gli altri ricorsi elettorali per il voto nei Comuni del 3 e 4 ottobre presentati in provincia di Latina.