Sono passati quattordici anni. Secondo la pubblica accusa in poco meno di 4 mesi il bigliettaio della stazione di Aprilia era riuscito, con la complicità di una serie di altri soggetti che operavano in diverse stazioni, ad intascarsi, a spese dell'azienda del trasporto ferroviario, di 300 euro a settimana, per circa 5.700 euro. Per questa inchiesta condotta dagli agenti della polizia ferroviaria, Antonio Soldati, originario di Avellino dove nacque nel 1956, ma da anni residente ad Aprilia, nel 2010 venne rinviato a giudizio.


Le accuse a suo carico erano pesantissime tanto che il processo si è svolto davanti al collegio penale presieduto dal giudice Valentini: riciclaggio, peculato e falso.
«Il mio assistito - ha spiegato l'avvocato Amleto Coronella che lo ha difeso - ha sempre sottolineato di aver seguito una procedura necessaria a fronte di un sistema che era applicato in quegli anni e che poco dopo venne anche sostituito, che tra le altre cose non permetteva di verificare l'identità del vero possessore del titolo di viaggio per cui si chiedeva il rimborso. E per far quadrare i conti, a volte era prassi consegnare ai passeggeri i bonus rimborsi al posto dei biglietti. Lo ha fatto, non lo nega di certo, ma senza mai approfittarne personalmente». Soldati che ieri si è visto assolvere dall'accusa più grave, il riciclaggio, perché il fatto non sussiste e ha goduto della prescrizione nel frattempo intervenuta per gli altri reati contestati, dopo la denuncia venne sospeso e poi cacciato dal suo lavoro. L'amministrazione di Trenitalia che si è costituita in giudizio come parte civile lesa, gli chiese anche indietro quei 5.700 euro che gli si contestavano. Si ritrovò senza lavoro e rinviato a giudizio. Un incubo che ieri si è concluso con il pronunciamento del collegio penale del tribunale di Latina.