L'impianto accusatorio nei confronti dei complici di Jiwan Singh, l'indiano accusato dell'omicidio di Jagsheer Sumal Sing un connazionale ucciso a Borgo Montello, resta inalterato. I magistrati romani hanno sciolto la riserva in merito al ricorso presentato dal legale degli indagati accusati di lesioni gravi e finiti in carcere a seguito di una ordinanza restrittiva firmata dal giudice per le indagini preliminari Giuseppe Cario. Nei giorni scorsi l'avvocato Amleto Coronella aveva discusso il ricorso alla luce di quello che è emerso nel corso delle indagini, chiedendo l'annullamento della misura e cercando di contestare gli elementi raccolti dalla Squadra Mobile che hanno portato in carcere i suoi assistiti.
Alla fine i giudici hanno tenuto completamente inalterato il teorema accusatorio in base al quale Jiwan Singh è ritenuto il leader carismatico del gruppo che la sera del 30 ottobre ha fatto irruzione nel casolare di campagna in via Monfalcone a Borgo Montello. Gli altri indagati arrestati sono considerati gli esecutori degli ordini impartiti dal capo. Come emerge anche nell'inchiesta portata a termine dagli investigatori della sezione omicidi della Squadra Mobile e condotta dal pubblico ministero Marco Giancristofaro, c'è una frase molto significativa sulle modalità della spedizione punitiva ed è questa: «Ora chi dobbiamo ammazzare?» domandano rivolgendosi al leader. Gli arrestati sono ritenuti i componenti del gruppo di azione che si è presentato durante la festa organizzata dalla vittima in via Monfalcone, hanno esploso in aria dei colpi di arma da fuoco e hanno distrutto quello che hanno trovato, dalle porte dell'abitazione dove viveva il 29enne a tutto il resto. I tavoli, le sedie, i vetri di un furgone parcheggiato andato in frantumi sono la furia del passaggio della banda.