Resta in bilico la sorte dei lavoratori della Corden Pharma, anche dopo l'ultimo rinnovo della cassa integrazione, poiché non sembrano esserci vie d'uscita al licenziamento collettivo di 82 unità, seppure in forma volontaria e concordata. E' un terzo dell'organico e anche da solo questo dato spaventa perché ridimensiona una delle realtà più importanti nel contesto industriale provinciale. Così, è già partito il conto alla rovescia per il termine ultimo e non più prorogabile della cig, ossia maggio prossimo.
In sei mesi si cerca una soluzione ma soprattutto si cercano risposte al rilancio annunciato per lo stabilimento ma su cui i sindacati hanno chiesto, finora inutilmente, chiarezza e termini di attuazione precisi. L'accordo in extremis presso il Ministero del Lavoro è del 7 ottobre, poi è seguita la proroga della cig. I timori più volte espressi sia dai sindacati che dai lavoratori, ma anche da molti amministratori del comprensorio industriale di Latina e Sermoneta, è che ci sia il rischio concreto che l'uscita del socio di riferimento abbia messo l'azienda su un binario morto. Come si sa da otto mesi la Corden Pharma è in regime di concordato per l'uscita graduale dal debito, un piano avallato dal Tribunale per il soddisfacimento totale dei crediti privilegiati nonché per il pagamento dei crediti chirografari nella misura del 25% «nello scenario più verosimile». Con l'avvio del concordato erano stati temporaneamente salvati tutti e 300 i posti di lavoro ma poi è arrivato il piano di ridimensionamento con un taglio di un terzo dei lavoratori. Su questo punto si sono accentrati i timori di uno smantellamento dell'asset principale dell'azienda, posto che sussiste sempre un interesse sulla piattaforma ecologica di Corden Pharma.
Sullo sfondo resta l'importante partita sui debiti della società: per quanto riguarda i chirografari riconosciuti come tali dal Tribunale è previsto un primo versamento a giugno 2023 e il secondo a giugno 2024.