Da ieri il giudice Giuseppe Cario è stato messo sotto scorta con due uomini che lo accompagneranno in auto in ogni spostamento. Una misura proposta all'Ucis del Ministero dell'Interno a conclusione del Comitato per l'ordine e la sicurezza convocato in seduta straordinaria dal Prefetto Maurizio Falco e al quale hanno partecipato i vertici delle forze dell'ordine e il Procuratore della Repubblica Giuseppe De Falco. Finisce così, come prevedibile, la brutta vicenda dell'aggressione verbale e fisica avvenuta due giorni fa dentro la sezione gip del Tribunale di Latina dove il giudice è stato rincorso fino in bagno dalla madre di Gianluca Tuma, l'imprenditore cinquantenne di Latina arrestato nell'ambito dell'inchiesta «Ottobre rosso».

La donna, Olimpia Gaveglia 71 anni, è entrata in Tribunale dicendo che era parte in un procedimento e per tale ragione è stata fatta passare dalla guardiania senza alcun altro controllo, come previsto per tutti coloro che affermano di avere interesse a procedimenti a ruolo nella giornata. Subito dopo è salita al primo piano, nell'ala dei gip, e ha seguito il giudice Cario urlando «Volete farlo morire». Il riferimento era, appunto, al figlio che è entrato in sciopero della fame e della sete e per tale motivo la difesa, rappresentata dall'avvocato Leone Zeppieri, aveva depositato un'istanza di attenuazione della misura restrittiva della custodia in carcere a causa delle aggravate condizioni di salute. Lunedì il gip che segue il procedimento, Giuseppe Cario appunto, ha nominato un perito d'ufficio per la valutazione dello stato di salute dell'indagato all'esito della quale, verranno prese le decisioni sulla custodia cautelare comunque dovuta visto il tenore dei reati contestati.

Il giudice Cario, apparso visibilmente provato da quanto accaduto, ieri era in ufficio, per lo svolgimento dell'attività ordinaria ma nel frattempo è stata rafforzata la presenza dei carabinieri all'interno del Tribunale di Latina e in particolare nell'ala dei gip. La decisione della scorta assunta ieri in Prefettura tiene conto della biografia e della caratura criminale di Gianluca Tuna, in specie l'aggressione avvenuta in passato in danno di un dirigente della polizia nonché le minacce al giornalista Vittorio Buongiorno per le quali è tuttora sotto processo in altro procedimento rispetto a quello per cui è stato arrestato. Un ulteriore elemento preso in considerazione tra i parametri di valutazione ai fini dell'attribuzione della protezione riguarda il livello di pericolosità dei processi attualmente in corso davanti al Tribunale, nonché le inchieste della Procura ordinaria e della Dda sempre per fatti avvenuti su questo territorio. Una misura di sorveglianza personale nei confronti di un giudice era stata già presa nel 2014 per la dottoressa Lucia Aielli mentre per due processi si è posto il problema della sicurezza, ossia «Caronte» che si è tenuto a porte chiuse e «Anni 90» la cui sentenza finale fu pronunciata nell'aula bunker di Rebibbia.