A distanza di undici anni dall'omicidio è fissata per il 17 gennaio la data dell'udienza preliminare per l'omicidio di Massimiliano Moro, ucciso nella sua abitazione di Largo Cesti a Latina la sera del 25 gennaio del 2010 in uno dei capitoli della Guerra criminale pontina.
Sul banco degli imputati ci sono: Simone Grenga, Ferdinando Ciarelli detto Macù, Antongiorgio Ciarelli, Ferdinando «Pupetto» Di Silvio. I pubblici ministeri Luigia Spinelli e Corrado Fasanelli della Dda, titolari del fascicolo, riaperto dopo le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Pugliese e Riccardo hanno sostenuto nel capo di imputazione dove viene contestata l'aggravante del metodo mafioso che l' azione sia stata pianificata e premeditata: «Con predisposizione di uomini e mezzi», hanno messo in rilievo. Nell'inchiesta gli investigatori della Squadra Mobile hanno ricostruito i ruoli di chi era presente sulla scena del crimine: «Grenga ha agito quale esecutore materiale alla presenza di Ferdinando Ciarelli detto Macù, gli altri hanno avuto il compito di offrire supporto logistico», hanno aggiunto gli inquirenti. Nell'inchiesta è stata contestata l'aggravante della premeditazione. «Hanno agevolato l'associazione per delinquere nata dalle alleanze tra le famiglie Ciarelli e Di Silvio avendo eseguito e pianificato l'omicidio quale azione ritorsiva nei confronti di colui che ritenevano responsabile dell'agguato subito da Carmine Ciarelli, imponendosi per il controllo dei traffici illeciti come forza predominante».
In un primo momento l'inchiesta era stata archiviata, la Procura non aveva ravvisato i margini per andare a processo nei confronti degli indagati e nel 2015 il caso era stato chiuso con l'archiviazione del gip. L'indagine era stata riaperta grazie alle dichiarazioni dei pentiti e in un secondo momento aveva scelto la strada della collaborazione anche Andrea Pradissitto.
La sera dell'omicidio, pochi minuti dopo le 21, il campanello di Moro suona per tre volte, apre la porta a qualcuno di cui si fida e subito dopo mentre dà le spalle a chi apre il fuoco - secondo la ricostruzione degli inquirenti - viene ucciso.