Il giovane preso dai Carabinieri, due settimane fa, nella zona dei pub di Latina con mezzo chilo di cocaina, quella droga l'aveva ricevuta poco prima di essere bloccato dai Carabinieri. A passargli il pacchetto con la cospicua scorta di polvere bianca sarebbe stato Maurizio De Bellis, latinense di 54 anni, un nome importante della criminalità locale: la sua presenza non era sfuggita agli investigatori dell'Arma che hanno chiesto e ottenuto, per il fornitore della coca, la custodia cautelare in carcere eseguita lunedì sera, quando il trafficante è stato rintracciato e portato in carcere. È servita infatti una vera e propria caccia all'uomo per stanarlo, perché "Billy", consapevole di essere finito nel mirino dei detective, da qualche giorno non si faceva più vedere in giro: i Carabinieri lo hanno trovato, con l'ausilio della Polizia, in casa di una donna che lo ospitava nella zona di Campo Boario.
L'operazione è stata condotta dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del comando provinciale di Latina che quella sera, era venerdì 11 dicembre, affiancando le pattuglie normalmente impiegate nell'attività di controllo del territorio, svolgevano un servizio mirato al contrasto di fenomeni preoccupanti come la diffusione delle sostanze stupefacenti tra i giovanissimi, proprio con l'intento di risalire alle fonti di approvvigionamento dei pusher emergenti. In realtà non bisogna pensare che lo scambio sia avvenuto tra la folla di adolescenti che riempie il quartiere dei pub nelle sere del fine settimana, perché quella sera sul capoluogo pontino si stava abbattendo un violento acquazzone e i due si erano incontrati in un punto defilato di via Neghelli.
I loro movimenti però non erano passati inosservati, proprio perché in zona c'erano i carabinieri del maggiore Antonio De Lise, personale in borghese impiegato per potenziare i controlli pianificati su impulso del comandante provinciale dell'Arma, il colonnello Lorenzo D'Aloia. Dopo tutto sia De Bellis che il giovane al quale ha ceduto il pacco di cocaina, il venticinquenne Ruvi Mark Villalobos, sono volti noti agli stessi investigatori dei Carabinieri che li hanno già arrestati in passato in circostanze diverse. Fatto sta che quella sera, i militari avevano arrestato subito il ragazzo italo filippino, avviando gli approfondimenti investigativi coordinati dal sostituto procuratore Daria Monsurrò che hanno permesso di ottenere la misura restrittiva, disposta dal giudice per le indagini preliminari Giuseppe Cario, anche per De Bellis. Del resto la convalida dell'arresto in flagranza di reato del venticinquenne e la contestuale adozione nei suoi confronti della custodia cautelare in carcere, era stato il banco di prova per la tenuta dell'intera operazione, preludio del secondo arresto.
Inevitabilmente questa operazione introduce nuovi scenari investigativi sul fronte dei traffici di droga in città. Prima di tutto attorno alla figura di Maurizio De Bellis, capace di ritagliarsi un ruolo sempre più importante in città, soprattutto rispetto all'ultima inchiesta che lo vedeva protagonista, quella che aveva portato al suo arresto nel 2013, che lo descriveva sì come fornitore di cocaina, ma al centro di una piazza di spaccio circoscritta. Certo, la ricognizione del suo patrimonio con cui la Questura ha ottenuto la confisca di una villa, più altri immobili e depositi bancari, ha dimostrato come De Bellis sia riuscito a concludere affari importanti nel campo degli stupefacenti, ma le circostanti di questo ultimo arresto sembrano testimoniare un'ulteriore evoluzione, per lui, negli ambienti della mala. Poi resta da approfondire anche il ruolo di Villalobos, che di certo non può essere considerato autonomo nell'attività di spaccio, vista la quantità di coca scambiata quella sera, ma probabilmente fungeva da referente per una rete di pusher che i Carabinieri stanno cercando di dipanare.