Le parti civili sono state ammesse. Lo ha deciso al termine di una camera di consiglio durata oltre un'ora il Tribunale di Latina nel corso della terza udienza per lo scandalo dei concorsi truccati della Asl. Respinte le eccezioni presentate dal collegio difensivo dei tre imputati, a partire da quella sull'utilizzo delle intercettazioni telefoniche, appartenenti anche ad un altro procedimento penale, relativa alla posizione di Claudio Rainone, uno degli imputati. Alla fine il Collegio penale, composto dal presidente Aldo Morgigni, dai giudici Francesca Coculo e Laura Morselli si è pronunciato e ha accolto le richieste delle parti civili e ha respinto quella relativa all'inutilizzabilità delle intercettazioni. Il Comune di Latina è stato ammesso come parte civile insieme alla Asl di Latina, Viterbo, Frosinone. Anche la Regione Lazio sarà parte civile insieme all'Associazione Caponnetto, alla Confconsumatori e infine anche due candidate che avevano partecipato alla selezione entrano nel processo. In aula si torna il prossimo 11 febbraio, quando sarà il turno dei testimoni citati dal pubblico ministero Valerio De Luca. Sono chiamati a deporre: l'attuale manager della Asl Silvia Cavalli, l'ex manager della Asl Giorgio Casati, l'Assessore regionale della Sanità Alessio D'Amato e poi Eleonora Di Giulio, ex Direttore amministrativo della Asl di Latina ora a Frosinone. Sul banco degli imputati l'ex parlamentare nonchè segretario provinciale del Pd Claudio Moscardelli, Claudio Rainone e Mario Graziano Esposito, dirigenti della Asl (ora sospesi) che facevano parte della Commissione esaminatrice e che ieri erano presenti in aula.
A vario titolo le accuse contestate dagli inquirenti sono: rivelazione di segreto d'ufficio, corruzione e falso.
L'ipotesi investigativa è che vi sia stato un patto corruttivo che ha permesso ad alcuni candidati di superare agevolmente il concorso da collaboratore amministrativo, sapendo le domande anche in netto anticipo per sostenere la prova orale. In fase di indagini preliminari il collegio difensivo aveva puntato su una direzione, e cioè far passare le raccomandazioni in condotte «disciplinarmente in astratto sanzionabili» e quindi non con una rilevanza penale. Una prospettazione respinta sia al Riesame sia dalla Suprema Corte, la quale nei giorni scorsi aveva sostenuto che vi era una stretta correlazione tra le iniziative illecite di Rainone per favorire i due concorrenti segnalati dall'ex segretario del Pd e l'impegno di quest'ultimo in favore del pubblico ufficiale per la sua carriera.
Proprio questo sarà uno dei punti nevralgici del processo su cui si concentrerà la battaglia delle difese, a partire da quella che per gli inquirenti è una stretta «correlazione temporale e causale tra l'atto contrario ai doveri di ufficio da parte del pubblico ufficiale e l'utilità promessagli dal privato».
Il cuore dell'inchiesta ruota attorno agli aiuti: nell'esame da 23 posti da collaboratore amministrativo indetto tra le Asl di Latina, Frosinone e Viterbo, secondo l'accusa Rainone, presidente di commissione, ha rivelato ai candidati gli argomenti dell'orale, favorendone il superamento del test.
E' una condotta contestata in concorso con Esposito che ricopriva il ruolo di segretario, mentre per Moscardelli il reato è corruzione: avrebbe segnalato due candidati a Rainone in cambio di un sostegno per diventare Direttore Amministrativo della Asl. I tre imputati assistiti dagli avvocati Luca Giudetti, Leone Zeppieri, Renato Archidiacono e Stefano Mancini, sono agli arresti domiciliari.