Quando arresti e pentimenti hanno iniziato a fargli terra bruciata attorno, non si è dato per vinto e ha rilanciato puntando sulla violenza e sul blasone della sua famiglia per imporsi, negli ambienti del crimine come tra i giovani. Già da tempo Roberto Ciarelli, latinense di 25 anni, era finito al centro delle attenzioni degli investigatori per una serie di pestaggi e azioni di forza consumati soprattutto tra i locali della movida: l'ultimo gli è costato le manette che i poliziotti della Squadra Mobile hanno stretto attorno ai suoi polsi, dando esecuzione a un'ordinanza di custodia cautelare degli arresti domiciliari disposta dal giudice per le indagini preliminari Pierpaolo Bortone. Il giovane indagato, assistito dal legale di fiducia, l'avvocato Amleto Coronella, sarà ascoltato martedì per l'interrogatorio di garanzia: è indiziato dei reati di lesioni e violenza privata.
I fatti risalgono alla notte tra venerdì 10 e sabato 11 dicembre in un locale notturno di via del Lido, poco fuori Latina, che ha cambiato gestione da poco tempo. Quella notte Roberto Ciarelli si trovava nel pub in compagnia di altri ragazzi quando improvvisamente aveva discusso con un altro cliente estraneo alla sua cerchia di amici. L'aggressione si era consumata davanti all'ingresso del locale, mentre lui e gli altri se ne stavano quasi per andare via: la vittima se la caverà con cinque giorni di prognosi, ma i contorni della vicenda erano stati piuttosto inquietanti.
Erano volate minacce e le solite parole grosse, condite dal solito «Tu non sai chi sono io» finendo per ribadire la propria fama criminale e rivendicare l'appartenenza alle famiglie che hanno fatto della ferocia un marchio distintivo. Quando poi il giovane era finito a terra al culmine del pestaggio, minacce e intimidazioni erano state pronunciate anche nei confronti degli addetti alla sicurezza intervenuti per fermare la folle aggressione. E come se non bastasse, in un tumulto di esaltazione, prima di scappare per evitare l'arrivo della Polizia, l'indagato e suoi fiancheggiatori avevano persino cercato di caricare la vittima in auto per portarla via, lasciando trapelare l'intenzione di provocargli conseguenze peggiori.
Per stringere il cerchio attorno al nome di Roberto Ciarelli, quella notte era stato fondamentale il lavoro svolto dai poliziotti della Squadra Volante che hanno ricostruito i fatti e cristallizzato una serie di circostanze. Nei giorni seguenti l'indagine è passata agli investigatori della Squadra Mobile che hanno svolto una serie di ulteriori accertamenti, raccogliendo testimonianze e filmati della video sorveglianza, nell'ambito dell'inchiesta coordinata dal sostituto procuratore Giorgia Orlando che ha poi chiesto e ottenuto l'applicazione della misura cautelare.
Accogliendo la richiesta dell'autorità inquirente, il giudice per le indagini preliminari Pierpaolo Bortone ha ravvisato le esigenze cautelari proprio per il contesto nel quale è maturata l'aggressione, a partire dall'ostentazione dell'appartenenza a una famiglia criminale. Intanto le indagini proseguono per stabilire il movente, che a quanto pare sarebbe afferente comunque a futili motivi, ma soprattutto per identificare i giovani che hanno spalleggiato il venticinquenne.