Roberto Ciarelli ha respinto le accuse che gli sono costate gli arresti domiciliari, negando di avere partecipato all'aggressione consumata la notte di sabato 11 dicembre ai danni di un giovane all'esterno di un locale notturno. Lo ha fatto ieri - assistito dal legale di fiducia, l'avvocato Amleto Coronella - in occasione dell'interrogatorio di garanzia celebrato davanti al giudice per le indagini preliminari Mario La Rosa che sostituiva Pierpaolo Bortone firmatario della custodia cautelare.
Il figlio venticinquenne del potente Ferdinando Ciarelli detto Furt, è indagato per lesioni personali aggravate in concorso con altre quattro persone tuttora in fase di identificazione per l'aggressione al giovane cliente del pub di via del Lido e violenza privata in concorso, invece, per le frasi intimidatorie che il "branco" avrebbe pronunciato nei confronti dell'addetto alla sicurezza del locale, a sua volta intervenuto in difesa del malcapitato, o meglio per fermare il brutale pestaggio in atto quella notte.
La custodia cautelare di Roberto Ciarelli è scattata al culmine di un'accurata indagine che i poliziotti della Squadra Mobile hanno compiuto negli ultimi mesi, con il coordinamento del sostituto procuratore Giorgia Orlando, in seguito all'intervento delle pattuglie della Squadra Volante quella notte tra venerdì 10 e sabato 11 dicembre per la segnalazione della rissa in atto all'esterno di un locale notturno di via del Lido. Erano stati proprio i primi accertamenti condotti dagli agenti del commissario Giovanni Scifoni a indirizzare le successive indagini attorno al nome di Roberto Ciarelli, l'unico riconosciuto quella notte dalla vittima e dai testimoni.
Proprio grazie al delicato lavoro svolto nelle prime fasi dalle volanti della Questura di Latina, gli investigatori hanno potuto svolgere una serie di ulteriori accertamenti che hanno poi permesso di definire un quadro indiziario consistente a carico di Roberto Ciarelli, considerato colui che avrebbe iniziato a picchiare per prima il giovane vittima dell'aggressione, a quanto pare senza motivo, di fatto capeggiando un gruppo di suoi complici che sarebbero intervenuti a loro volta per sostenerlo nel pestaggio. E sarebbe stato sempre lui a intimidire il buttafuori accreditandosi come appartenente a una famiglia egemone nella zona di Latina.
Stando agli atti dell'inchiesta che ha permesso al giudice per le indagini preliminari Pierpaolo Bortone di disporre gli arresti domiciliari per il principale indagato, questo primo provvedimento ruota attorno proprio alle testimonianze della vittima, del buttafuori intervenuto in sua difesa e di un collega di quest'ultimo, ritenute attendibili perché tra loro convergenti. A suggellare il tutto, sarebbero state poi le immagini della video sorveglianza di un distributore di carburanti vicino al locale notturno dove si erano spostati i protagonisti e le vittime della zuffa, filmati che i detective stanno utilizzando per definire il quadro indiziario.
La difesa dell'indagato si è riservata di valutare il caso prima di avanzare eventuali istanze al giudice per le indagini preliminari o eventuali ricorsi per chiedere che venga riesaminata la misura cautelare visto che ieri l'interrogatorio di garanzia non è stato svolto dal magistrato titolare, impossibilitato, ma da un suo sostituto.