Saranno anche persone che si guadagnano da vivere facendo i giostrai, ma le condizioni di vita e lo status sociale non possono giustificare in alcun modo l'utilizzo dei metodi spicci che sembrano a tutti gli effetti contraddistinguere il modo di fare dei Suffer. Tra i mesi di giugno e luglio del 2020 buona parte della famiglia di giostrai, molto conosciuta a Terracina, si è resa protagonista di alcuni episodi che non sono passati inosservati e che non avrebbero potuto essere ignorati.

In nome di un loro presunto diritto all'ottenimento di un'autorizzazione all'esercizio dell'attività su un'area del demanio marittimo, i Suffer avevano inscenato una specie di rivolta davanti all'ufficio dell'allora responsabile del procedimento che li interessava, minacciando di buttare giù dalla finestra chiunque si fosse messo di traverso per il rilascio dell'autorizzazione, ponendo così in essere un tentativo i estorsione. Qualche settimana dopo, per cercare di convincere la Guardia costiera a cambiare un parere già espresso (negativo) per il rilascio dell'autorizzazione, Emiliano Suffer si era presentato nell'ufficio del Comandante tentando di corromperlo offrendo qualche decina di biglietti omaggio per l'accesso alle giostre, prima di tornare a fare la voce grossa: «Ragazzi sistemate questa pratica perché altrimenti sono guai per voi».

Era dall'estate 2006 che i Suffer svolgevano l'attività con le loro giostre sull'area demaniale; il primo anno avevano ottenuto un'autorizzazione provvisoria, ma quel titolo, negli anni successivi e fino al 2019, era sempre stato considerato un passepartout per rinnovare la concessione. E la prima volta che un funzionario scrupoloso ha cercato di rimettere le cose a posto ripristinando le regole, è successo il finimondo.
Ed è anche venuto fuori, tra una richiesta di parere e l'altra, che il Comune non è delegato dalla Regione al rilascio del tipo di autorizzazione richiesta dai Suffer. Circostanza che a partire dal 2006 ha impiegato 14 anni per venire a galla. L'avvocato di Suffer, Lucio Teson, in una nota precisa che quella dei giostrai non è una famiglia rom bensì di origine veneta e si tratta di imprenditori del settore delle attrazioni.