Il 5 gennaio Adriana Tanoni, la 28enne di Aprilia - all'ottavo mese di gravidanza - deceduta il 20 gennaio presso il reparto Covid dell'ospedale Umberto I a causa di una polmonite interstiziale da SarsCov2 e per a quale la Procura ha aperto ufficialmente un fascicolo. Ha chiamato l'ambulanza: i sanitari dopo averla visitata hanno deciso che non ci fosse bisogno del trasporto in ospedale perché il quadro clinico non era tale da richiedere il ricovero. Il 6 gennaio la donna ha scritto tramite whatsapp al proprio medico di base, una dottoressa del territorio, raccontandole come sarebbero andati i fatti (messaggi allegati nell'esposto depositato sul tavolo della Procura di Roma).

«Dottoressa volevo sapere quante pasticche devo prendere di deltacortene? Ho tosse forte e saturazione che oscilla da 94 a 92», elemento che dimostrerebbe come alla data del 6 gennaio la ragazza non avesse ancora iniziato la terapia antinfiammatoria. «Ed ho ancora febbre che oscilla tra 38 e 37,5», ha aggiunto Adriana in un successivo messaggio. Che poi ha sottolineato quello che le era successo. «All'ospedale Gemelli non mi hanno fatto entrare quindi ho chiamato l'ambulanza che mi ha portato all'ospedale dei Castelli, ma lì non avevano posto e mi hanno riportato a casa dicendo che per andare in ospedale devo stare senza ossigeno. Ieri il saturimetro mi ha suonato a 89, quindi ho richiamato l'ambulanza e gli operatori mi hanno monitorata a casa, ma non mi hanno portato via perché il loro saturimetro segnava 94. Io non so più che fare».

E poi l'ultimo sms inviato al proprio medico curante, quasi un triste presagio: «Qui se non stai quasi per morire non ti portano via». Il 7 gennaio poi l'ennesima chiamata all'ambulanza e il trasporto all'ospedale Santa Maria Goretti dove le è stata riscontrata la polmonite.
«Questi messaggi sono la riprova dei valori dell'ossigenazione assolutamente allarmanti e che avrebbero richiesto ben altro genere di decisioni, rappresentano in maniera emblematica la grave negligenza del personale sanitario intervenuto all'epoca dei fatti - ha sottolineato l'avvocato Sebastiano Russo, incaricato dalla famiglia di presentare l'esposto - Ed esistono altre comunicazioni fatte ai genitori durante la degenza al Policlinico Umberto I che tratteggiano un quadro assolutamente sconfortante, caratterizzato dalla più totale assenza di umanità per le sorti di una giovane paziente, madre di una bambina di soli due anni in attesa del suo secondo figlio».