Ormai sulle nostre coste rocciose non si vedono solo i gabbiani, come una volta, perché anche i cormorani, prima timidamente, adesso in maniera massiccia, stanno colonizzando il nostro mare. Ce lo ha segnalato il professore Adriano Madonna, biologo marino, che ultimamente ha documentato una nutrita popolazione di cormorani nel mare di Formia, nei pressi del porto di attracco dei traghetti per le Ponziane. Ecco quanto ci ha raccontato.
«La prima volta che mi accadde di vedere in Italia una popolazione di cormorani di una certa importanza come numero di individui fu un Sardegna, vicino Arbatax, negli anni ottanta, dove l'isolotto dell'Ogliastra era conteso tra bianchi gabbiani e neri cormorani. Tornai da quelle parti qualche anno dopo e mi resi conto che le due popolazioni di uccelli erano giunti ad una sopportabile convivenza con reciproci vantaggi anche perché, evidentemente, non c'era competizione né per lo spazio né per le altre risorse come il cibo: il mare dava pesce a tutti senza problemi.
I cormorani ormai da tempo sono giunti anche qui da noi, nel golfo di Gaeta, e sono davvero tanti. Anni fa avevano fatto solo capolino dalle nostre parti: se ne vedeva qualcuno a Gaeta vecchia, presso il porticciolo Santa Maria, e qualche altro, occasionalmente, sui dirupi della falesia di Monte Orlando, quasi sempre insieme con i gabbiani. Ultimamente questo uccello acquatico si sta affermando in maniera importante anche dalle nostre parti, avvantaggiato dal suo spiccato carattere di adattamento ad ambienti diversi. Il cormorano, infatti, è una specie cosiddetta ubiquitaria, cioè si trova dappertutto, in tutti i continenti: in Argentina ho visto il cormorano imperiale della Patagonia, alle isole Galapagos una specie di cormorano tipica di quelle isole, il Phalacrocorax harrisi, così come ho visto ancora questo uccello nel Canale di Beagle, praticamente sul Circolo Subpolare Antartico. Attualmente la sua distribuzione nelle regioni del mondo risente anche del fenomeno dei cambiamenti climatici e ciò può generare degli spostamenti da alcune zone del pianeta verso altre. Nel nostro mare attualmente è diventata una presenza decisamente importante con popolazioni stabili. Ciò che sorprende è la sua pacifica "coabitazione" con i gabbiani, che, secondo le regole della biologia, si può spiegare così: è evidente che la nicchia ecologica del cormorano non si sovrappone perfettamente a quella dei gabbiani nostrani e ciò non fa scattare il meccanismo di esclusione per cui una delle due specie ha il sopravvento sull'altra. Anche se i cormorani che si sono stabiliti sulle nostre coste hanno abitudini praticamente uguali a quelle dei gabbiani, qualcosa di diverso c'è, quindi le nicchie ecologiche, simili ma non uguali, possono essere compatibili. È, comunque, un curioso spettacolo osservare un cormorano che pesca: nuota in superficie come un'anatra, poi infila la testa sott'acqua con una flessione del lungo collo e se scorge un pesce si immerge in verticale e scompare. Può nuotare sott'acqua per un minuto circa, poi lo si vede riemergere, magari ad un centinaio di metri di distanza. In immersione vede benissimo poiché i suoi occhi sono dotati di una membrana nittitante che separa l'occhio dall'acqua ed è come se il cormorano avesse una maschera subacquea che gli consente una visione limpida del pianeta sommerso. In Cina ho avuto modo di vedere la pesca con il cormorano: ogni barca ne ha quattro o cinque, ognuno legato per una zampa ad un lungo filo. Il pescatore li mette in acqua e quando questi tornano a galla con la preda, gli estrae il pesce dalla bocca: il cormorano non ha potuto ingoiarlo perché un anello al collo gli stringe parzialmente l'esofago.
La popolazione di cormorani che si trova a Formia è abbastanza numerosa. Nelle belle giornate invernali come quelle di questi giorni si vedono i grossi uccelli neri appollaiati sugli scogli emergenti subito sotto la strada mentre si asciugano tra un'immersione e l'altra: il cormorano, infatti, non ha un abbondante strato ceroso che gli impermeabilizza il piumaggio come quello di altri uccelli acquatici, quindi si bagna, soffre il freddo e deve asciugarsi al sole, spesso con le ali aperte. Un'immagine insolita dalle nostre parti, anche perché i cormorani ormai sono davvero tanti».