Le dichiarazioni dell'ultimo pentito passato dalla parte della Giustizia, il trentaduenne Andrea Pradissitto, hanno già iniziato ad appesantire i fascicoli delle inchieste istruite dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, comprese quelle precedenti all'inizio della sua collaborazione. È il caso dell'operazione Reset per la quale è stato di recente disposto il giudizio a carico di tutti gli indagati, alcuni dei quali hanno scelto il rito abbreviato.


L'inchiesta che aveva portato a diciannove arresti giusto un anno fa, ha permesso ai magistrati di rivalutare le condotte del sodalizio criminale gestito dai fratelli Angelo e Salvatore Travali, sotto la guida morale del loro zio Costantino Di Silvio detto Cha Cha, smantellato già nel 2015 con l'operazione Don't touch. Attraverso le narrazioni degli altri collaboratori di giustizia, soprattutto Renato Pugliese e Agostino Riccardo, che erano stati contigui a quel gruppo criminale prima di transitare nel clan di Armando Di Silvio detto Lallà, la Dda capitolina è arrivata a contestare l'aggravante del metodo mafioso per il traffico di droga e le estorsioni.


Come emerso già attraversi i verbali desecretati per l'inchiesta sull'omicidio Moro, l'ultimo pentito Andrea Pradissitto ha rivelato particolari inerenti soprattutto agli interessi illeciti delle famiglie Ciarelli, essendo stato lui stesso un affiliato al clan di Pantanaccio attraverso l'unione sentimentale con la figlia di Ferdinando detto Furt. Pradissitto ha trascorso gli ultimi undici anni in carcere, a parte una parentesi in semilibertà lo scorso anno, ma ha saputo fornire dettagli anche sugli assetti recenti della mala latinense, non solo sull'escalation di vendette del 2010 che lo hanno visto tra i protagonisti.