Condannati a tre anni di carcere ciascuno Angelo Travali, detto Palletta, e Francesco Viola, per la tentata estorsione ai danni di un imprenditore di Latina. I fatti contestati sono molto in là nel tempo, risalgono esattamente al mese di dicembre del 2007, tanto che il terzo indagato per questa vicenda, Salvatore Travali, è stato giudicato dal Tribunale dei minorenni perché all'epoca dei fatti non aveva ancora compiuto diciotto anni. Secondo il capo di imputazione, Angelo Travali e Francesco Viola in concorso con una quarta persona, la cui posizione è stata stralciata, hanno commesso il reato «con reiterate minacce consistite in primo luogo nel presentarsi presso l'abitazione di Roberto M. pretendendo con tono minaccioso la somma di 15-20mila euro» della quale era asseritamente debitore un'altra persona e creditore un suo parente prossimo. In seguito le minacce all'imprenditore sono proseguite tramite telefonate nonché sottraendo le chiavi dell'autovettura dell'imprenditore «con la minaccia di non restituirle fino a quando non avesse versato la somma richiesta», un andazzo proseguito fino a quando la vittima, esasperata, non ha deciso di denunciare tutto alla squadra mobile di Latina.

C'è poi una seconda contestazione che riguarda un debito contratto da un giovane di Latina nei confronti di un parente sulla base di un prestito tra loro. Angelo Travali e Francesco Viola sono stati accusati di essere intervenuti per la «riscossione» del debito e di aver usato toni minatori nei confronti del debitore, affermando che in caso di mancato o tardivo pagamento la somma di partenza sarebbe raddoppiata o triplicata. A corredo delle contestazioni ci sono una serie di dettagli. L'imprenditore vittima della tentata estorsione quando presentò l'esposto alla polizia disse anche che Travali voleva sfilargli i quindicimila euro con «una scusa assurda». Ossia Travali lo accusava di aver messo in giro cattive voci sul suo conto in merito al mancato pagamento di un'auto. L'imprenditore ha dichiarato infatti che alcuni anni prima gli aveva venduto un suv, senza riuscire però ad incassare la somma pattuita, poco più di ventimila euro. Il pubblico ministero, anche in considerazione degli altri procedimenti a carico dei due imputati, aveva chiesto di comminare la pena di sei anni e 8 mesi di reclusione a Francesco Viola, presente all'udienza di ieri mattina davanti al Tribunale di Latina. Mentre erano stati chiesti sei anni e quattro mesi per Angelo Travali-Palletta. La difesa, rappresentata dagli avvocati Leone Zeppieri e Giancarlo Vitelli, ha chiesto e ottenuto una riduzione di pena in considerazione della giovane età degli imputati all'epoca dei fatti nonché della mancata prova su alcuni passaggi.

La parte offesa era stata sentita in aula nell'udienza precedente al fine di ricostruire non solo la vicenda specifica ma il clima di quegli anni, quando già si delineava la ramificazione del potere dei fratelli Travali in città. Una situazione che esploderà in modo clamoroso a ottobre del 2015 con gli arresti dell'operazione don't touch, il cui processo è stato definito. Questa storia rappresenta in qualche modo il corollario dell'inizio di un'era di estorsioni che si è protratta con episodi contestati in altri processi fino all'autunno del 2015 ma con ripercussioni che si sono viste fino ad un anno fa con il video-omaggio di fratelli Travali girato dalle nuove leve della famiglia.