Forte del ruolo di fedele affiliato del clan Ciarelli che ha incarnato fino a pochi mesi fa agli occhi degli altri esponenti della criminalità latinense, il nuovo pentito Andrea Pradissitto ha messo a frutto il lungo periodo di detenzione che ha affrontato nell'ultimo decennio, raccogliendo una lunga serie di confidenze tra i detenuti latinense che ha incontrato durante l'espiazione della sua pena. Molte delle rivelazioni che il trentaduenne ha fornito ai magistrati dell'Antimafia dopo la sua scelta di collaborare con la giustizia, sono proprio i racconti che ha ascoltato dai compagni di cella, anche alcuni esponenti di fazioni opposte alla sua, che sarebbe la famiglia del suocero Ferdinando Ciarelli detto Furt. Quanto siano attendibili queste dichiarazioni apprese da testimoni più o meno indiretti di fatti e circostanze connesse alla malavita è ancora tutto da stabilire, ma alcune di queste stanno consentendo di decifrare episodi finora inspiegabili. Come un attentato incendiario subito sei anni da fa una famiglia Di Silvio, sgarro che il collaborante rivela essere sorto nell'ambito della guerra mai sopita, con i "cugini" e concorrenti Travali, per il controllo di una delle piazze di spaccio più emblematiche in città, il quartiere popolare Nicolosi.

A trovare una chiave di lettura finora inedita, è l'attentato incendiario subito nell'estate del 2015 da Carmine Di Silvio, figlio di Antonio detto Cavallo, che si ritrovò a fare i conti con un incendio chiaramente doloso, alimentato con del liquido infiammabile versato sotto la porta e sul pianerottolo prima dell'innesco. Per anni non si è saputo chi avesse osato compiere un gesto simile, arrivando al portone della vecchia casa popolare, una delle palazzine di fondazione tra piazzale Gorizia e via Corridoni, per avvertimento tanto ostinato. Il pentito Andrea Pradissitto rivela di avere raccolto la confidenza dell'autore dello sgarro, il rapinatore Davide Tomassini legato ad Alessandro Anzovino fratello dei Travali, spiegandone anche il movente. «I Travali avevano costituito una piazza di spaccio nella zona di Santa Maria Goretti - ha dichiarato Pradissitto nel corso di un interrogatorio sostenuto lo scorso 12 ottobre davanti al sostituto procuratore Luigia Spinelli - Davide Tomassini chiamato Davidone in un periodo era detenuto con me e Pupetto Di Silvio a Latina. Una volta abbiamo letto le lettere che gli mandava Angelo Travali in carcere. Pupetto Di Silvio picchiò selvaggiamente Tomassini per fargli dire che rapporti aveva con i Travali. Tomassini dopo essere stato picchiato per quattro o cinque ore disse che era stato mandato da Angelo Travali detto Palletta a bruciare la casa di Antonio Di Silvio detto Cavallo che aveva un appartamentino nella zona di Santa Maria Goretti. La ragione della spedizione punitiva era dovuta al fatto che Di Silvio Antonio spacciava nella stessa zona dove spacciata la sorella Valentina Travali e loro non volevano in quanto stavano prendendo sempre più potere... La casa è stata effettivamente incendiata in quanto Antonio Di Silvio e il figlio si salvarono per miracolo. Il lavoro fu fatto bene da Tomassini. Il periodo era la fine del 2015... Valentina Travali lavorava per i fratelli in quel periodo, era intranea al gruppo. Questa informazione l'ho saputa dallo stesso Tomassini».

Quella zona ha continuato a essere teatro di scontri tra gruppi contrapposti, come dimostrano le successive inchieste: dopo gli arresti dei Travali, alla fine di quell'anno, tra via Corridoni e dintorni ha cercato di insediarsi un'altra famiglia dei Di Silvio, quella capeggiata da Armando detto Lallà.