Poco meno di cinque ore di interrogatorio con una pausa di soli venti minuti e un fuoco di fila di domande, con altrettante risposte. L'interrogatorio di Giada Gervasi, ormai ex sindaco di Sabaudia, è stato una sorta di ricostruzione minuziosa di tutte le contestazioni della Procura davanti al gip Giorgia Castriota. Il cuore dell'interrogatorio è lo stesso di tutto il procedimento, ossia i lavori per la Coppa del Mondo, ritardati, secondo l'accusa, per favorire alcune ditte. La Gervasi ha scandagliato ognuna delle fasi oggetto di indagine e secondo la sua riformulazione dei fatti la revoca in autotutela alla società che risultò prima nell'incanto non fu fatta per elargire favori bensì perchè quella società, in realtà, da ulteriori riscontri era risultata inidonea a portare a termine i lavori per la gara sportiva che erano specifici; dunque la mancanza di esperienza avrebbe potuto ritardare la consegna; di qui la revoca in autotutela. In generale l'indagata ha sostenuto che tutte le azioni furono volte a rispettare i tempi di esecuzione dei lavori per la Coppa del mondo, e non il contrario come contestano i pm Giammaria e Sgarrella.

Per quanto concerne, invece, quello che viene definito lo scandalo dei chioschi, anche qui la Gervasi ha detto che gli interventi dell'amministrazione non ci furono perché non legittimati dalla legge, in un caso perché parte dei canoni risultavano pagati e in un altro perché il passaggio di titolo non riguardava uno stabilimento (nel qual caso sussiste il divieto) bensì un chiosco, appunto. Circa la famosa riunione segreta per trovare un accordo sugli appalti all'interno della sala del museo, sempre l'ex sindaco ha affermato di non avervi partecipato, di ricordare di essere passata solo per salutare e che in ogni caso non si trattava di riunione «segreta». A conclusione dell'udienza la Gervasi è apparsa piuttosto provata e poco prima della conclusione dell'interrogatorio aveva comunque specificato che non si ricandiderà più alle prossime elezioni amministrative. Il suo difensore, l'avvocato Giovanni Lauretti, ha chiesto la revoca della misura degli arresti domiciliari, applicata la scorsa settimana, perchè sono venute meno le esigenze cautelari, vista anche la disponibilità e la collaborazione dell'indagata, ma il pubblico ministero ha dato parere negativo. Il gip Castriota adesso avrà cinque giorni per decidere sul'istanza dell'avvocato Lauretti. E' intanto fissata per il prossimo 8 marzo la discussione del primo ricorso al Tribunale del Riesame presentato dalla difesa dell'ex assessore Innocenzo d'Erme ai fini della revoca della misura restrittiva. Con l'interrogatorio di Giada Gervasi si chiude una fase cruciale dell'inchiesta denominata «Dune», nella quale sono emerse molteplici anomalie nel periodo compreso tra l'autunno del 2019 e la primavera del 2020. L'indagine della Procura non è autonoma, bensì collegata agli accertamenti avviati dai carabinieri dopo un brutto messaggio intimidatorio indirizzato all'Ente Parco del Circeo. Fu l'analisi delle motivazioni di quel gesto a condurre gli investigatori sulle tracce delle concessioni per i chioschi sul lungomare di Sabaudia e poi sugli appalti per la Coppa del Mondo.