Prosegue la consolidata, sinergica collaborazione tra la Polizia Stradale di Cassino e la Guardia Costiera di Gaeta e Formia che ha permesso nel tempo di sequestrare notevoli quantità di prodotto ittico pescato abusivamente e trasportato via terra.

Ora nel giro di due settimane si è arrivati all'individuazione di persone di origine pugliese intente a smerciare il frutto dell'attività di pesca illecita di notevoli quantitativi di ricci di mare, ovvero gli echinodermi, in un periodo di divieto finalizzato a favorire il relativo ripopolamento. Nella giornata di ieri l'attività di controllo ha consentito il recupero di circa 3.500 esemplari di tale specie ittica. Gli echinodermi sequestrati, rinvenuti ancora vivi e vitali conservati in grosse vasche, sono stati successivamente rilasciati nel loro habitat, parte integrante di un ecosistema delicatissimo e messo a dura prova da operazioni abusive sempre più frequenti. Il tutto avvalendosi della motovedetta CP538 della Guardia Costiera di Formia, in attuazione delle norme in materia di tutela delle risorse ittiche e della fauna marina. Un' operazione quella di ieri, che ha fatto seguito ad una analoga portata a termine la settimana scorsa con il recupero di circa 4.500 esemplari, anch'essi restituiti al loro habitat naturale. Ai trasgressori, pescatori non professionisti originari della provincia di Bari sono state comminate delle sanzioni amministrative per un totale di circa 2000 euro.

Naturalmente oltre al sequestro del pescato frutto, secondo quanto comunicato dalla Guardia Costiera, di due giorni di attività di raccolta presso le coste dell'Alto Lazio e della Toscana. Nei periodi in cui la pesca è consentita, il limite di cattura di ricci di mare, particolarmente richiesti in cucina è fissato a 50 esemplari per ciascun pescatore sportivo e di mille per ciascun pescatore professionista. Proprio un mese fa circa la Guardia Costiera di Civitavecchia aveva sequestrato 11 mila ricci di mare e comminato oltre 17mila euro di sanzioni in due distinte operazioni di contrasto alla pesca di frodo. A causa dell'eccessiva attività effettuata negli anni da parte di pescatori, professionisti e sportivi, e della continua richiesta del mercato della ristorazione, i ricci di mare oggi, soprattutto in alcune regioni d'Italia, sono stati decimati.