Chiedono il risarcimento. Sono 37 le persone che si sono costituite parte civile e figurano come parti offese nel processo relativo ad un presunto raggiro per una vacanza in Sardegna.


Alcune delle vittime avevano pianificato il viaggio di nozze e invece hanno dovuto fare i conti con un cambio di programma inaspettato. Davanti al giudice monocratico del Tribunale di Latina, sono state ammesse le prove e alla fine il dibattimento è stato rinviato al prossimo 8 luglio quando si entrerà nel vivo e saranno ascoltate le parti offese. L'inchiesta scattata nell'estate del 2016, dopo la denuncia di un cliente, aveva portato alla scoperta di una truffa. L'imputato è difeso dall'avvocato Giampiero Cevrain mentre le parti offese sono rappresentate dall'avvocato Mario Bompan.

Il raggiro contestato supera i 50mila euro complessivi e sono i soldi versati all' agente di viaggi Roberto Gaetani indagato a piede libero nel corso degli accertamenti dove è stato contestato il reato di truffa. Secondo quanto ipotizzato molte coppie residenti a Latina e provincia, avevano versato una quota tra i 1500 e i 2000 euro per una vacanza in un resort a Marina di Orosei, in Sardegna.
Era stata la Procura a disporre la citazione diretta a giudizio nei confronti dell'agente di viaggi che non avrebbe versato - in base a quanto sostenuto dall'accusa - l'acconto al tour operator.
Secondo la ricostruzione le parti offese avevano prenotato una settimana di vacanza dal 25 agosto al primo settembre del 2016 con un netto anticipo, in alcuni casi anche a febbraio.
In un secondo momento dopo che avevano chiamato nella struttura ricettiva avevano scoperto che la prenotazione era stata cancellata e a quel punto erano andati dall'agente di viaggio che aveva l'agenzia in via Ezio, a poca distanza dalla Procura ed erano stati rassicurati; in quell'occasione aveva rilasciato anche alcune ricevute per tranquillizzare i clienti. Le cose alla fine hanno preso una piega diversa e la vacanza beffa è finita in Tribunale.
Le parti offese, tra cui alcuni imprenditori del capoluogo, hanno chiesto il rimborso delle spese che hanno sostenuto e puntano anche sul danno morale che lamentano di aver subito.