Ha portato a un nuovo maxi sequestro di beni l'inchiesta della Guardia di Finanza di Venezia che già un anno fa aveva permesso di svelare un'imponente truffa ai danni dell'erario, un raggiro incentrato sulla sistematica evasione fiscale e contributiva che aveva permesso a due imprenditori veneti di accumulare illecitamente ricchezze attraverso una serie di società "cartiere" e soggetti compiacenti sparsi in tutta Italia, compresa Latina. Nei giorni scorsi gli investigatori delle fiamme gialle hanno apposto i sigilli a beni mobili e immobili e disponibilità finanziarie per un valore complessivo di 18.802.672 euro a carico di tre società e dodici persone.

La truffa si è sviluppata per un decennio attorno a un'azienda veneta che operava nel settore dei mobili per ufficio come nell'allestimento di esposizioni e fiere, non solo nel Nordest. Attraverso una serie di società cosiddette cartiere, la realtà imprenditoriale riusciva a distrarre denaro camuffando l'evasione fiscale e contributiva: le imprese satelliti, dislocate tra Veneto, Lombardia, Friuli, ma anche a Latina, Lecce e Trapani, servivano per assumere in carico un numero rilevante di lavoratori, anche fino a quattrocento, di fatto impiegati presso altre aziende beneficiarie, ma riconducibili alla stessa organizzazione, per praticare forme di sub appalto della forza lavoro tra le società sane e quelle "cartiere". Questo sistema, mediante l'illecita intermediazione della manodopera, serviva per agevolare l'emissione di fatture false per operazioni inesistenti per circa 25 milioni di euro, quindi creare dei crediti fiscali che hanno consentito agli imprenditori di utilizzare la mano d'opera evitando il pagamento dei contributi, oltre a frodare direttamente il Fisco evitando il pagamento delle tasse. Tra i soggetti che si sarebbero prestati per alimentare questo sistema, c'era un sessantenne di Latina che opera tra il capoluogo e Aprilia.