E' iniziato ieri davanti al Tribunale militare, il processo nei confronti di Walter Biot, 57 anni l'ufficiale della Marina Militare residente a Pomezia, accusato di spionaggio e sorpreso nel marzo del 2021 in un parcheggio alla periferia di Roma a vendere notizie riservate ai russi in cambio di 5mila euro. L'arresto del capitano di fregata era scattato proprio un anno fa e l'operazione era stata condotta dai Carabinieri del Ros.
In aula davanti ai giudici della prima sezione penale, la presidenza del Consiglio dei Ministri e il ministero della Difesa sono state ammesse come parte civile nel procedimento che si è aperto ieri mattina. È stata invece esclusa l'ammissione per il Partito per la tutela dei diritti milita. Nei confronti di Biot la Procura militare ha ipotizzato i reati di rivelazione di segreti militari a scopo di spionaggio, procacciamento di notizie segrete a scopo di spionaggio, esecuzione di fotografie a scopo di spionaggio, procacciamento e rivelazione di notizie di carattere riservato e comunicazioni all' estero di notizie non segrete ne riservate. Sono accuse che in base al codice penale militare di pace, prevedono l'ergastolo. Biot, è assistito in questo procedimento dall'avvocato Roberto De Vita e ieri era presente in aula. Ad assistere all'udienza anche alcuni familiari dell'ufficiale della Marina. Il 30 marzo invece inizierà in Corte d'Assise il processo ordinario che si svolgerà nell'ufficio giudiziario di piazzale Clodio a Roma sempre nei confronti del capitano di fregata. Nell'inchiesta della Procura di Roma - diretta dal pubblico ministero Gianfederica Dito e coordinata dal Procuratore Aggiunto Michele Prestipino - i reati contestati sono: spionaggio, rivelazione di segreto di Stato e infine corruzione. Biot è accusato di aver consegnato ad un ufficiale dell'esercito russo 181 documenti relativi ai sistemi di telecomunicazioni militari in cambio di 5mila euro.