Blitz del Nucleo investigativo provinciale di polizia ambientale dei carabinieri di Latina, ieri mattina in Comune a Sezze. Il personale del nucleo investigativo, verso le 11, è stato visto in via Diaz, dove sembra abbia acquisto, ai fini della valutazione della legittimità degli atti, lo studio di fattibilità per la realizzazione dell'impianto di compostaggio in via del Pesce a Sezze scalo. La vicenda, si ricorda, ha seguito una tortuosa gestazione amministrativa.
Un primo progetto, licenziato frettolosamente, sulla scorta di un copia-incolla con identico studio di fattibilità, presentato dal comune di San Felice Circeo, era stato pubblicato nell'Albo Pretorio di Sezze, senza tenere conto della ridondanza degli errori contenuti nella relazione tecnica. Con quel progetto il Comune andava ad individuare nel terreno in cui ancora insiste l'ex depuratore di Sezze scalo (chiuso per inadeguatezze strutturali e mancate autorizzazioni allo scarico, da parte della Provincia di Latina), una porzione di terreno comprendente anche un lotto privato, ad uso prevalentemente agricolo. Dopo le osservazioni mosse dall'opinione pubblica, lo studio non sarebbe stato più presentato, poiché sembrerebbe, proprio nella data della scadenza della presentazione delle richieste dei fondi al PNRR, il sito del Ministero sarebbe andato in tilt (17 febbraio scorso). Ma lo stesso lotto, di via degli Archi, dove sono le pompe di rilancio delle acque irrigue del Consorzio di Bonifica, che scaricano nel Selcella, potrebbe presto essere trasformato, in isola ecologica, in forza dei circa 600 mila euro chiesti attraverso il PNRR per una stazione di raccolta meccanica. Almeno secondo il progetto presentato per la linea A d'intervento promossa dal Comune di Sezze. Il mancato invio dello scorso febbraio il 16 marzo avrebbe invece prodotto un altro studio di fattibilità.
Questa volta orientato a sistemare il centro di compostaggio - Linea B - in via del Pesce, a ridosso del Fiume Cavatella, in una zona di espansione industriale, secondo i piani del Consorzio Industriale Roma-Latina , risalenti a 70 anni fa. Una "opzione" che la Giunta Lucidi avrebbe riesumato, non accorgendosi che nel mentre, la zona oltre ad aver mantenuto caratteristiche strettamente agricole, dava quota ad una serie di progettualità e di accordi tra Comuni e Regioni e Consorzio di Bonifica a tutela della più imponente falda acquifera provenienti dal sistema idrografico dei Monti Lepini. Una falda che da millenni da Ninfa alle Sardellane, passando per Sermoneta e Sezze, disseta gli abitanti della Pianura Pontina da Latina a Terracina, oltre a contribuire considerevolmente al mantenimento di un'ecosistema agricolo e fondiario, che ne corso degli ultimi 10/15 anni, le istituzioni regionali e provinciali hanno tentato di preservare dalle aggressioni esterne.
Una vasta area, una preziosa risorsa da cui ogni secondo vengono immessi nelle reti del Consorzio circa 5.000 metri cubi di acqua al secondo.