Sono piuttosto dettagliate le dichiarazioni del collaboratore Maurizio Zuppardo, ancora tutte da verificare, sulla serie di attentati che un gruppo criminale aveva pianificato anni fa contro quattro poliziotti della Questura di Latina per vendicare le loro attenzioni investigative nei confronti di quel sodalizio. Le intenzioni dei potenziali attentatori non sono andate oltre la pianificazioni di quelle che dovevano essere azioni eclatanti, ma stando a quanto rivelato in epoca più recente dal pentito, erano già state compiute una serie di attività preliminari: i detective finiti nel mirino erano stati monitorati per un certo periodo, letteralmente pedinati, proprio nelle fasi di preparazione degli sgarri che non sono mai stati consumati, a detta del collaborante, perché fu lui stesso a far ritrovare e sequestrare, alla Polizia nel giugno 2014, l'esplosivo conservato per quello scopo.
Secondo quanto sappiamo della ricostruzione fornita da Zuppardo, il piano per l'esecuzione degli attentati era a buon punto in quel periodo. Ne parla perché oltre a mettere a disposizione il tritolo - stando alle sue parole i tredici chili di panetti interrati nel giardino di casa di un operaio della ditta della sua famiglia, a Rocca Massima - l'attuale pentito avrebbe partecipato in prima persona alle operazioni preliminari. Il gruppo criminale infatti avrebbe fatto ricorso a una serie di persone per controllare i movimenti di quei quattro poliziotti "colpevoli" di averli attenzionati con le loro indagini, ovvero individuare le automobili e le abitazioni delle potenziali vittime in vista delle azioni vere e proprio. Perché era intenzione del sodalizio colpire nel privato quei detective, piuttosto che sul luogo di lavoro.