Doveva essere una vacanza ma alla fine il viaggio a Firenze si era trasformato in un incubo e lei era scappata dall'hotel chiedendo aiuto alla Polfer. Una volta arrivata a Latina aveva chiamato la Polizia per denunciare i fatti. Al termine della camera di consiglio il giudice del Tribunale Giuseppe Molfese ha accolto la prospettazione della pubblica accusa e ha emesso la condanna: è la stessa pena richiesta dal pubblico ministero Claudio De Lazzaro, tre anni e sei mesi nei confronti del giovane, D.M.F., queste le sue iniziali, accusato di maltrattamenti nei confronti della ex fidanzata costretta a vivere - secondo l'accusa - in un clima di terrore e profonda soggezione. Ieri in aula è stata messa la parola fine a tutta la vicenda che risale al maggio del 2021 e si era sviluppata tra Latina e Firenze, dove all'epoca dei fatti la coppia era andata per trascorrere un breve periodo di vacanza. In realtà, in base a quanto ipotizzato, la situazione era diventata ancora più incandescente. L'imputato che si trova agli arresti domiciliari dopo essere finito in carcere e difeso dall'avvocato Amleto Coronella, ha scelto di essere giudicato con il rito abbreviato, un giudizio previsto dal codice che consente la riduzione di un terzo della pena, alla luce degli elementi raccolti in fase di indagini preliminari. La parte offesa, che aveva denunciato i fatti, è assistita dall'avvocato Alessio Faiola.

Il quadro processuale dell'imputato non era facile anche per alcuni vecchi precedenti. Secondo quanto ipotizzato dagli inquirenti e come riportato nel capo di imputazione, la ragazza è stata pesantemente apostrofata e il suo ex le ha impedito di intraprendere delle attività lavorative e avere rapporti sociali oltre che una normale frequentazione con la propria famiglia. Alla luce di queste condotte è stato contestato il reato di maltrattamenti. Il caso più grave - come ricostruito dal magistrato nel corso del suo intervento - era avvenuto in un albergo a Firenze quando il giovane ha provocato alla ragazza lesioni giudicate guaribili in 15 giorni, a causa di un litigio poi degenerato.
Sempre secondo quanto ipotizzato, aveva tentato di soffocare la donna con il cuscino con una minaccia inquietante: «Non mi faccio problemi ad ammazzare una persona, tu non esci viva da Firenze», aveva detto nel corso di un episodio di violenza mentre brandiva un paio di forbici.

Nel corso degli accertamenti erano state raccolte le deposizioni di alcuni familiari della ragazza, molto provata per quello che era accaduto.
L'inchiesta dei Carabinieri del Comando Provinciale di Latina era stata coordinata dal Procuratore Aggiunto Carlo Lasperanza che aveva chiesto il rinvio a giudizio nei confronti dell'uomo, presunto responsabile dei reati contestati. Nell'inchiesta sono finite anche le carte che certificano gli accessi in alcuni ospedali della provincia da parte della donna a causa delle percosse subite. Ieri dopo le richieste del pm la difesa ha cercato di smontare le accuse, poi la sentenza. Scontato il ricorso in Corte d'Appello.