Ultimo atto ieri in Corte d'Appello a Roma del processo Astice-Petrus. Condanne totali per 69 anni di reclusione. Sono otto le conferme delle sentenze di primo grado, per altri imputati le pene sono state rideterminate. Ha retto l'impianto accusatorio relativo allo spaccio di droga all'interno e all'esterno della casa circondariale di via Aspromonte.
Queste le condanne confermate: quattro anni per Adriatik Dedda, un anno e otto mesi per Mario Braganti, cinque anni per Gioacchino Iazzetta, due anni e due mesi per Nicoletta Torri, tre anni per Martina Giacomelli, quattro anni per Miachel Consoli, tre anni e quattro mesi per Endri Collaku e tre anni per Marco Quattrociocchi. Le sentenze erano state emesse nel dicembre del 2020 dal giudice Giorgia Castriota. Nel corso del processo i pm Giuseppe Bontempo e Valerio De Luca avevano chiesto condanne complessive per quasi cento anni. Ieri, dopo che nel corso della precedente udienza il procuratore generale aveva chiesto la conferma delle condanne di primo grado, dopo le richieste di concordato (un patteggiamento in secondo grado con accordo tra accusa e difesa) e le arringhe del collegio difensivo, la Corte d'Appello ha emesso la sentenza rideterminando la pena per altri imputati escludendo la continuazione e concedendo anche le attenuanti generiche.

Ecco nel dettaglio la sentenza emessa ieri pomeriggio dopo la camera di consiglio della seconda sezione penale della Corte d'Appello, presidente Barbara Callari. A presentare le proposte di concordato erano stati Riccardo e Simone Petrillone, Salvatore e Angelo Di Girolamo e Gianni Tramentozzi, quest'ultimo agente della Polizia penitenziaria in servizio in carcere a Latina, anche lui coinvolto nell'inchiesta. Erano state in tutto 22 le persone finite sul banco degli imputati. I magistrati hanno ridotto la condanna a sei anni di reclusione e 28mila euro di multa per Riccardo Petrillone, cinque anni di reclusione e 30mila euro di multa per Simone Petrillone e poi quattro anni e due mesi di reclusione e 28mila euro di multa per Salvatore Di Girolamo, due anni, nove mesi e dieci giorni per Angelo Di Girolamo e infine tre anni 7 mesi e 20 giorni per Gianni Tramentozzi. Nel dispositivo il giudice ha evocato l'interdizione legale e ha sostituito l'interdizione perpetua dai pubblici uffici con l'interdizione temporanea. I giudici hanno escluso la continuazione interna e hanno rideterminato la pena in due anni e otto mesi di reclusione per i fratelli Angelo e Salvatore Travali, Gennaro Amato, Massimiliano Del Vecchio, Antonio Di Noia, revocando anche la pena accessoria dell'interdizione temporanea dai pubblici uffici. Riconosciuta per Angelo Petrillone la continuazione dei reati e rideterminata la pena complessivamente inflitta in 5 anni di reclusione e 18mila euro di multa revocando le pene accessorie, dichiarando inefficace la misura cautelare e ordinando l'immediata liberazione. Sono state concesse le attenuanti generiche infine ad Andrea Lazzaro, Francesco Falcone, rideterminando la pena in un anno e sei mesi di reclusione, concedendo i benefici di legge. I giudici hanno concesso a Stefano Venditti il beneficio della non menzione della condanna. Tra novanta giorni si conosceranno le motivazioni della sentenza.