Aveva pensato a tutto pur di mettersi in tasca i soldi e portare a termine la truffa. Una bella foto ritoccata del mezzo da vendere (un mini escavatore), e poi i numeri di telefono che alla fine si sono rivelati inesistenti. I due cellulari che accompagnavano l'annuncio di vendita non erano riconducibili all'intestatario e una volta che la vittima del raggiro ha capito di essere finita in una trappola, ha chiamato ma inutilmente. Il cellulare prima squillava a vuoto e poi non ha dato alcun segnale. Al centro di tutto la vendita di un escavatore il cui valore sul mercato era molto ingente, almeno 40mila euro. Sul caso si è pronunciato nei giorni scorsi il giudice Pierpaolo Bortone, nei confronti di un uomo originario della provincia di Venezia, A.F., queste le sue iniziali, classe 1963, accusato di una truffa ai danni di una commerciante pontina. Per l'imputato il magistrato ha accolto la prospettazione della pubblica accusa e ha disposto il rinvio a giudizio con il processo che inizierà tra otto mesi. Il 59enne è difeso dall'avvocato Roberta Liberale. L'acquirente aveva notato l'avviso di vendita sul sito e pensava ad un accordo senza alcuna appendice.